Finora è emersa una versione parziale della vicenda Left-Avenimenti. Continuano a circolare sul web attacchi infondati contro Matteo Fago e la società editrice EditorialeNovanta. Dopo l'offertad'acquisto e la ripresa delle pubblicazioni a gennaio, il nuovo editore della testata fa chiarezza sulla vicenda.

Finora è emersa una versione parziale della vicenda Left-Avenimenti. Continuano a circolare sul web attacchi infondati contro Matteo Fago e la società editrice EditorialeNovanta. Dopo l’offertad’acquisto e la ripresa delle pubblicazioni a gennaio, il nuovo editore della testata fa chiarezza sulla vicenda.

“Ritengo sia utile una ricostruzione, perché i fatti sono stati raccontati in maniera parziale in modo da far credere che la realtà vera, il senso delle cose, sia diverso da quello che è. Se poi sono dei giornalisti a raccontare cose non vere penso sia, per loro, la peggiore delle credenziali. Non sono mai stato editore di Left prima del gennaio 2015. In alcune note sulla vicenda, diffuse dalla cooperativa di giornalisti che fino a dicembre 2014 pubblicava la testata, viene detto che io sarei stato l’editore o co-editore di Left e che, di punto in bianco, avrei deciso di lasciare a piedi la redazione.

La verità è che da marzo a dicembre 2014 Left è stato pubblicato dalla cooperativa Left avvenimenti scpl formata da giornalisti e poligrafici e che aveva in uso la testata di proprietà della Editrice dell’altritalia. L’assemblea della Left avvenimenti scpl ha scelto e votato Giovanni Maria Bellu come direttore responsabile nel marzo 2014 in completa autonomia. Era quindi la cooperativa, l’editore di Left. Io non sono mai stato socio della cooperativa e non sono mai intervenuto sulla linea editoriale, sempre decisa in piena autonomia dal direttore responsabile e dalla redazione. È anche da rilevare che la redazione, al contrario di quanto ora si sostiene, non mi ha mai considerato l’editore, tanto è vero che, il 15 dicembre 2014, ha votato la conferma del direttore Bellu per l’anno successivo con una maggioranza schiacciante (un solo voto contrario) senza ritenere necessario informarmi. La redazione è stata libera di fare le sue scelte in completa autonomia. Ritengo di avere anch’io il diritto di fare le mie scelte e quindi di aver deciso di non entrare in cooperativa.

Non è vero che avrei licenziato 8 giornalisti.

I giornalisti e poligrafici nonché soci della cooperativa Left avvenimenti scpl sono stati assunti con condizioni stabilite da loro stessi a marzo del 2014. Probabilmente, i costi delle retribuzioni che i soci della cooperativa si sono attribuiti, erano troppo alti, tant’è vero che, come abbiamo verificato in due diligence, gli stipendi sono stati pagati a singhiozzo fin dall’inizio della vita della cooperativa. Alla fine di dicembre, l’amministratore della cooperativa ha comunicato al liquidatore della cooperativa Editrice dell’altritalia, da cui aveva in “comodato d’uso” la testata, di non poter continuare con le pubblicazioni perché non c’erano più risorse finanziarie sufficienti. Inoltre, a causa dei troppi debiti accumulati (per quasi la metà retribuzioni non pagate ai soci-dipendenti nel corso dell’anno) e del patrimonio inesistente, non era possibile chiudere il bilancio 2014 a meno di una ricapitalizzazione da parte degli stessi soci della cooperativa. In assenza della ricapitalizzazione non c’era alternativa se non la chiusura delle pubblicazioni. I licenziamenti, se ci sono stati, sono stati disposti dalla cooperativa e non dal sottoscritto.

Accusarmi per non essere intervenuto a pagare i debiti fatti da altri e attribuirmi la responsabilità della chiusura e dei licenziamenti è quindi del tutto infondato.

Nel settembre del 2014 mi sono reso disponibile a fare da garante per i pagamenti della tipografia per evitare che Left interrompesse le pubblicazioni. In quei tre mesi abbiamo esaminato attentamente i conti della cooperativa per capire se fosse possibile un risanamento. Purtroppo le vendite che andavano sempre calando, i costi rimasti troppo alti e i debiti accumulati nel passato rendevano il risanamento non praticabile. Anche per questo motivo ho comunicato la mia decisione di non diventare socio della cooperativa. L’assurdità è che se non avessi fatto niente, il settimanale sarebbe fuori dalle edicole da 3 mesi e ora nessuno mi accuserebbe di nulla. Anzi, ora sarei per tutti il salvatore di Left.

Non è vero che – come invece è stato dichiarato in questi giorni dagli ex-editori della cooperativa Left Avvenimenti Scpl – il nuovo Left non avrà una redazione e vuole fare il giornale solo con collaboratori. Anzi è vero il contrario: EditorialeNovanta, la società che pubblica Left dal 17 gennaio scorso, sta assumendo personale giornalistico e poligrafico.

Da ultimo mi preme sottolineare che il nuovo Left non fruirà dei contributi pubblici all’editoria. Left vivrà delle vendite che riuscirà a fare senza nessun aiuto pubblico, al contrario di quanto avveniva per la cooperativa. Resto fortemente convinto che sia possibile fare informazione a sinistra in modo nuovo. È quello ho tentato di fare con l’Unità ed è quello che voglio fare con Left. Un’informazione che serva alla costruzione di una sinistra nuova, onesta, intelligente, indipendente, laica”.