Il santuario della donna è stato minacciato. Donna come fattrice, chi se ne frega se ha già avuto figli, può sempre averne ad libitum, pure se le viene il cancro, deve continuare a procreare.

Da blog Il sesso decorativo

Una donna, madre di sei figli, due anni fa viene sottoposta ad un intervento di mastectomia preventiva, a causa di una mutazione genetica che ha portato alcune donne della sua famiglia alla morte, mutazione che è stata riscontrata anche a lei. Fosse stata una donna come tante, sarebbe passata inosservata; invece è una delle poche dive del cinema contemporaneo mondiale, bella da stordimento, con un marito bello quanto lei, divo quanto lei, e con figli naturali ed adottati.

Lei non era malata di cancro, ma la sola consapevolezza di poter contrarre con altissime probabilità un tumore di quel tipo, con quel tipo di prognosi, la fece indurre, dietro consulenze mediche appropriate (come capita anche qui, non serve vivere negli USA per saperlo) a compiere quel gesto.

E fu il caos: venne definita coraggiosa da chi stava affrontando quel calvario (sì, calvario! come mi fu detto da un tecnico radiologo di un centro privato alla primissima ecografia che rilevò il cancro), improvvida da altre persone, spudorata da altre ancora che avrebbero preferito avesse tenuto riservata la sua scelta.

Poi venne, come al solito, l’oblio, mentre il mondo si divertiva nel mostrare donne e uomini, come si dice, rifatte/i, con gli zigomi pronunciati, con il naso affilato, le bocche riempite e modificate, seni e glutei ridotti, ingranditi, alzati e ringiovaniti. Quello va bene, quello è sano. Se non si sta in pace col proprio corpo, è sacrosanto metterci  il bisturi o una punturina qua e là.

Ne va della salute. Poi Maleficent pochi giorni fa dichiara all’opinione pubblica, due anni dopo, che l’esame sui markers tumorali cui si era sottoposta, come controllo di prassi (che ho appena fatto anche io, non senza ansia, che tuttora mi pervade), ha rilevato un valore alterato, per cui, d’accordo con chi la segue nel percorso di screening, ha deciso per l’asportazione delle ovaie.

E apriti cielo! Non si può e non  ci si deve automutilare: certo, ognuno dispone del proprio corpo, ci mancherebbe, però no, le ovaie no, che magari può diventare madre ancora (il settimo figlio?!?), che questo la porterebbe ad una menopausa chirurgica (certo, invece la menopausa da farmaci è tutt’altra cosa…), che chissà che c’è sotto, che se poi ha il rischio di cancro al cervello che fa? si toglie il cervello? e poi se le altre la copiano? (tranquilli, nessuno copia nessuno, questo è un passaggio che richiede molti controlli e molti filtri prima di arrivare ad un tale esito) e su questa linea, chi più chi meno (e pure le femministe ci si sono messe, e questo mi addolora enormemente) ha detto la sua, senza approfondire, senza immedesimarsi, senza mettere in moto quell’empatia di cui tutti ci gloriamo di possedere, ma ognuno partendo dal proprio pregiudizio di fondo.

Sì, si fa togliere le ovaie e quindi starà senza seni (cioè i seni li avrà, ricostruiti, come la maggior parte delle donne mastectomizzate per cura e non per prevenzione, e come chi si fa operare per estetica, ma quelle sono concesse, vanno bene), e senza apparato riproduttore.

Il santuario della donna è stato minacciato.

Il santuario della maternità: donna come fattrice, chi se ne frega se ha già avuto figli, può sempre averne ad libitum, pure se le viene il cancro, deve continuare a procreare. Che poi ci siano sue colleghe che per la carriera non fanno figli, non rileva. Quello va bene. Che poi ci siano donne che di cancro alle ovaie passano anni in chemioterapia e poi chissà, non fa niente.

L’importante che la donna sia madre, faccia figli e soffra, trascorrendo qualche tempo in un calvario (questa parola mi riecheggia, non la dimenticherò più: “signora, sarà un calvario che la farà crescere”. Beh, io volevo crescere un po’ diversamente, ma è andata così), e magari muoia, un po’ meno bella e un po’ meno invidiata, così siamo pari.

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