«Auto con tre rom in fuga» La Repubblica. «Auto con tre nomadi a bordo», sommario de il Corriere della Sera e La Stampa. Questi i titoli dei giornali il giorno dopo la tragedia di Primavalle. Se a uccidere fosse stato un italiano di fede cristiana, avrebbero scritto: «auto con a bordo tre cattolici ubriachi scappa nella notte»?

«Auto con tre rom in fuga», titola La Repubblica. «Auto con tre nomadi a bordo», sommario de il Corriere della SeraLa Stampa. «SALUTI DA ROM. A Primavalle 3 rom in auto forzano un posto di blocco e piombano sulla folla», il Tempo. «Tre rom fuggono dalla polizia e investono 9 persone», Il Giornale. «Rom a bordo di un auto pirata», Libero.

Questi titoli, solo alcuni dei quotidiani di oggi, sicuramente faranno sentire le vittime della tragedia avvenuta a Primavalle, quartiere periferico di Roma, più sollevate. I commenti di politicanti di mestiere e le loro frasi non-sense si sprecano sul web e sui giornali, da Matteo Salvini («Pare che l’auto si intestata a un rom, che ne ha altre 24. Per il resto..RUSPE!») immancabilmente in testa nella cavalcata dell’odio a vanvera, al consigliere comunale Alessandro Onorato, capogruppo della lista Marchini in Campidoglio («Non è accettabile il senso di impunità diffuso che ormai regna nei campi Rom della Capitale. Appare chiaro che i nostri soldi vengono spesi per alimentare illegalità e violenza»). Complimenti: mischiare capre e cavoli fa sicuramente bene al nostro sistema. Centra il punto, risale al problema e lo risolve con evidente infallibilità e pertinenza. Non sorprende che politici che hanno scelto la cifra del disprezzo e della rozza confusione degli argomenti, cuciano insieme frasi del genere.

Quello che, come giornalisti e lettori di quotidiani invece disturba e amareggia, è la scelta delle varie testate di inserire un dato di cui ci sfugge il criterio.

Ci hanno insegnato che una notizia è ciò che è di interesse pubblico. Ci chiediamo allora: se i vigliacchi omicidi di questa notte fossero stati italiani, la morte e il ferimento delle persone coinvolte, sarebbe stato di minore interesse? In quale misura la loro presunta origine rom – che ricordiamo non essere una nazionalità – aumenta il grado di interesse della notizia? Qual è il dato in più che ci stanno dando, rispetto alla vera notizia, comunicandoci un’appartenenza culturale? Il fatto che siano rom rende la morte più o meno grave? Rende la signora di 44 anni uccisa in maniera differente, perché se fosse stata uccisa da italiani, la notizia cambiava?

Se a uccidere fosse stato un italiano di fede cristiana, avrebbero scritto: «auto con a bordo tre cattolici ubriachi scappa nella notte»?

Niente morale, non spetta a noi farla e non è, nemmeno questo, d’interesse pubblico. Né nostro. Quello che è nostro interesse e dovere, è sollevare un discorso di metodo e professionalità giornalistica che si chiama responsabilità della notizia. E di ogni parola che si sceglie di digitare.

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.