Vince lo svedese Ruben Östlund con il triste, visionario, apologo The Square, satira al vetriolo sull’arte contemporanea. E poi premi a Joaquin Phoenix, Diane Kruger, Sofia Coppola e Nicole Kidman

Festival di Cannes numero 70,  la palma d’oro va a The Square, a Joaquin Phoenix il premio come migliore attore e a Sofia Coppola quello per la miglior regia.  I rumors sono stati smentiti. Almeno quelli che guardavano alla terza stagione di Twin Peaks di David Lynch. Il regista ha serenamente dichiarato di voler smettere di fare cinema, perché i film “buoni sulla carta non vanno bene al box office” e quelli che al box office vanno bene sono distanti anni luce dalla sua prospettiva. E mentre la serie-cult con i suoi sottili misteri continua ad intrigare,  si tirano le somme del Festival.

The square alla fine ha messo d’accordo il presidente della Giuria Pedro Almodovar e giurati come Will Smith e Paolo Sorrentino, la regista tedesca Maren Ade e la regista e attrice francese Agnès Jaoui, l’interprete cinese Fan Bingbing e il regista coreano Park Chan-Wook, tra gli altri. Malgrado sulla stampa internazionale si riconoscano ad alcune opere in concorso qualità come coerenza formale, eleganza stilistica, libertà narrativa, la sensazione prevalente è che non abbia davvero brillato alcun film, che nessuna opera sia riuscita ad emozionare tout court il pubblico e convincere a pieno la critica, e in generale sia prevalso un clima di medietà leggermente sottotono. In corsa per la Palma d’oro c’era Loveless, il film di Andrej Zvjagintsev, noto per Il ritorno – Leone d’oro a Venezia – ma anche il superbo Leviathan, molto discusso in patria, attaccato dai vertici istituzionali, severamente critico nei confronti della grande madre Russia, per i suoi giochi di potere, la corruzione scellerata, l’aria stagnante che vi si respira. Autore non allineato, schivo e tagliente, e film nato da una produzione indipendente, sul vissuto di un ragazzino i cui genitori stanno divorziando. Si faceva anche il  nome di Todd Haynes con la favola dark Wonderstruck, ma è stato battuto dallo svedese Ruben Östlund con il triste, visionario, apologo The Square– satira al vetriolo sull’arte contemporanea. Non ce l’ha fatta nenache la giapponese Kawase, Hikari, che in Francia non è stato apprezzato. Haneke è stato giudicato deludente e Hazanavicius ha lasciato assai freddi critica e pubblico. Nel premio per la miglior interpretazione maschile è rimasto fuori il “francesissimo Louis Garrel nei panni di Godard, insidiato da un convincente Robert Pattinson, che, smessi gli abiti del vampiro, interpreta in Good Times dei fratelli Safdie, il ruolo di un piccolo delinquente bello e maledetto. Per la migliore interpretazione femminile avevamo scommesso proprio sul nome della vincitrice, l’attrice tedesca Diane Kruger, protagonista del film di Fatih Akin, In the fade. Ha scavalcato Mariana Spivak di Loveless o la protagonista dell’impietoso Krotkaja del regista ucraino Sergej Loznitsa, altra produzione indipendente e anti-establishment dalla ex Unione sovietica, ispirato alla mite di Dostoevskij.  Onore anche The Killing of a Sacred Deer, con Nicole Kidman, del greco Yorgos Lanthimios.  C’è un premio anche per l’Italia: Jasmine Trinca  ha vinto come migliore attrice nella sezione Un certain regard. La giuria ha deciso di premiare la protagonista di Fortunata, il film di Castellitto
Dal 19 al 23 giugno 2017 i film di Cannes a Firenze
Per il quarto anno consecutivo Firenze sarà tra le poche città europee a presentare, a pochi giorni dalla sua conclusione, una selezione dei film del 70° festival del cinema di Cannes (svoltosi dal 17 al 28 maggio al Palais de Festival) al Cinema la Compagnia.