Cosa c’è dietro la polemica tra Renzi e i talk politici della Rai? Left questa settimana affronta il tema della comunicazione nelle reti pubbliche ai tempi di Renzi e lo fa con personaggi che hanno fatto la storia dell’informazione televisiva.

Cosa c’è dietro la polemica tra Renzi e i talk politici della Rai? Left questa settimana affronta il tema della comunicazione nelle reti pubbliche ai tempi di Renzi e lo fa con personaggi che hanno fatto la storia dell’informazione televisiva. Corradino Mineo, senatore Pd e ex direttore di Rai News 24, analizza il conflitto per arrivare a una conclusione: Renzi teme le critiche  e per questo motivo «gli serve che giornali, telegiornali suonino all’unisono la grancassa, che vedano la ripresa, diffondano ottimismo, denuncino il pericolo del populismo, cancellino le minoranze».

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Insomma, dopo la Buona scuola, la Buona informazione. Giovanni Minoli, “padre” di Mixer e di programmi storici del servizio pubblico, ex direttore di Rai2, Rai3, Rai Educational, Rai Storia, intervistato dal direttore di Left Ilaria Bonaccorsi, è categorico: «La televisione ha vinto sulla politica e l’ha distrutta, perché ha consumato il significato della parola».  E ancora del servizio pubblico: «Nel mondo globalizzato deve raccontare le radici, con tutte le forme del racconto possibili (cinema, documentario, fiction, informazione)». Loris Mazzetti, capostruttura Rai e braccio destro di Fabio Fazio affronta invece il tema “caldo” della riforma del servizio pubblico. «La realtà è che il governo, con tutto quello che avrebbe potuto e dovuto fare, ha partorito un topolino». La Rai è ancora di più dipendente dai partiti e, in sostanza, Renzi non ha voluto intervenire sulla legge Gasparri. Infine, il ritratto dell’uomo chiave della comunicazione renziana: Filippo Sensi, molto più di un portavoce.
In Società, Left ritorna sul problema delle droghe, con un racconto da un rave in cui gli operatori si sono occupati concretamente di riduzione del danno.  La strana storia della quercia nel simbolo del Pds raccontata da Stefano Santachiara, il dramma del figlio di un testimone di giustizia con Giulio Cavalli e la storia di Althea Gibson prima tennista afroamericana a vincere Wimbledon. Negli Esteri l’Afghanistan: il presidente di Medici senza frontiere Italia, Loris De Filippi, spiega il fallimento della politica occidentale. Ancora il tema dei migranti con un reportage dalla “terra di nessuno” tra Serbia e Croazia. Dal Portogallo poi parla Marisa Matias, del Bloco de esquerda che ha raddoppiato i suoi consensi, con il 10 per cento dei voti alle ultime elezioni,  mentre dalla Spagna la storia di una gitana che è diventata senatrice, Silvia Heredia Martin. Infine, da New York, il fenomeno degli Open Studios, l’arte che invade i quartieri.

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In Cultura un focus sull’arte del Novecento odiata da Hitler e definita “degenerata” e il caso del maestro mangaka Shigeru Mizuki che aveva raccontato a fumetti la storia del dittatore. Per la scienza, il ritratto di Youyou Tu, la farmacologa cinese che ha vinto il premio Nobel per aver scoperto una terapia anti malaria dalla pianta dell’artemisia. E negli Spettacoli Erica Mou, giovanissima e grintosa cantante pugliese col suo album autoprodotto Tienimi il posto.