Le strutture che gruppi come ISIS creano nei luoghi dove sono presenti sono una delle ragioni della loro forza. Capire questa realtà è un aspetto decisivo per fronteggiarli

Un buon esercito contro il terrorismo islamico (e il paurismo occidentale) di questi giorni potrebbe essere una schiera di curiosi. Non che facciano male anche in tempi di pace, anzi, ma almeno ora porrebbero ai “grandi” della terra le domande semplici che disimpariamo a fare appena non siamo più bambini.

Ad esempio: dov’è l’ISIS quando non fa la guerra?

Dei 216 accordi di pace internazionali firmati tra il 1975 e il 2011, 196 sono stati firmati tra attori statali e attori non statali. I gruppi armati non statali sono tutte quelle organizzazioni armate come milizie, insorgenti (o semplificando, terroristi) che stanno in giro per il mondo e che fanno molto di più che sparare. Hanno, gli attori non statali, diverse funzioni che passano da una complessa architettura di comunicazione (attraverso riviste, social, canali tv etc.) e investimenti in business diversificati (ben diversi dai “saccheggi” che ci figurano) dalle costruzioni, alla vendita del petrolio e molto altro. Prendiamo l’Hezbollah libanese: oltre all’apparato militare l’Hezbollah è un partito politico, crea strutture, investe nella coesione sociale, a messo in piedi una rete di microprestiti, costruisce e gestiscono la rete fognaria e costruisce forti legami con la popolazione. In parole più semplici, gli attori non statali colmano un vuoto che ha lasciato la politica e fanno politica.

Quindi cosa sono questi gruppi: semplici terroristi o qualcosa di diverso e nuovo?

Domandarselo e capirlo sarebbe un ottimo modo per capire come fronteggiarli non solo nella loro fase violenta ma più in profondità per sapere come trattarli nelle transizioni non violente. Perché è il vuoto di governance che li crea. Mica la guerra.