«Il Pd non c'entra con Mafia capitale» è il mantra che abbiamo sentito ripetere dal presidente del partito. Un po' il contrario di quel che emerge dalle carte. E che non può essere messo da parte agitando i guai M5S a Quarto

(Pre scriptum: sì, lo so, c’è la camorra e il Movimento 5 Stelle a Quarto e annuso bene quest’aria che vede tanti piccoli democratici sull’attenti con l’ordine di convincerci che un’indagine in corso sia peggio di condanne effettive e, sinceramente, non mi sento moltissimo in colpa nel dare la priorità alla condanna di un ex assessore, un presidente di municipio e diversi collaboratori della capitale d’Italia in piena sbornia di giubileo rispetto ad un paese di 40.000 abitanti, che sono meno dei contanti che aveva Odevaine nel cassetto. Comunque, prometto, scriverò anche di Quarto. Ora torniamo a noi.)

Caro Matteo Orfini,

scrivo a lei in qualità di Presidente del Partito Democratico, consapevole quanto sia duro essere presidente di un partito che è ogni giorno di più il detergente intimo del premier Matteo Renzi e scrivo a lei perché ha accettato (in uno sforzo che mi auguro le sia stato riconosciuto) il faticoso ruolo del “mentitore” televisivo sui fatti di Mafia Capitale. Si ricorda, caro Orfini, quando in occasione di alcune trasmissioni tv, in quei salotti di talk show politico dove si moltiplicano i figuranti belanti a ripetizione secondo le direttive di partito, lei disse «il PD non c’entra nulla con Mafia Capitale»? Ricordo chiaramente, tanto per citare un’occasione, quando lo ribadì con inconsistente convinzione di fronte a Luigi Di Maio. «Il PD non c’entra nulla con mafia capitale» era diventato il mantra per i carillon giornalistici di massa, il Nam myoho renge kyo di tutte quelle settimane passate ad inventarsi barzellette su Ignazio Marino perché non si parlasse di mafia e corruzione. Bei tempi, quelli, come quando lei e il Presidente del Consiglio avete voluto suggellare la vostra ritrovata convergenza politica con una bella foto da reality show tutti intenti a giocare alla Playstation. Che anno, quel 2015.

Ebbene, caro Orfini, basta sfogliare la rassegna stampa di oggi per accorgersi che l’ex Assessore alla Casa del comune di Roma Daniele Ozzimo (magicamente definito con un blando “in quota PD” per i soliti equilibrismi d’autore del giornalismo prono) nonostante una condanna (in primo grado, ovvio, perché si è garantisti, tranne che per gli indagati degli altri) a due anni e due mesi sia sia relegato allo spazio delle “notizie di passaggio” che sono solitamente, nei periodi infelici per vivacità di informazione curiosa, gli spazi riservati alle notizie che “non si possono non dare”. Non le sarà sfuggito probabilmente nemmeno il fatto che sia stato condannato anche il collaboratore di Andrea Tadssone ex presidente del municipio X di Ostia, in “quota PD” (come s’usa scrivere oggi).

Vede Orfini, a volte il nascondimento di una notizia che viene scritta sempre a volume basso risulta ancora più mendace di una bugia bella quadrata e fiera: sente anche lei come siano diversi i toni da quel suo urlare in prima serata con la faccia paonazza dell’eccesso di difesa? Non le pare che, in tempo di un Giubileo che vorreste usare come medievale indulgenza per autoassolvervi, forse sarebbe il caso di discuterne di ciò che emerge durante il processo? Perché vede, caro Orfini: in una città che voi non avete voluto sciogliere per mafia i primi esiti processuali dicono che il ‘sistema’ fosse tutto tranne che legato all’ex sindaco Marino e, respiri profondo e provi a ripeterlo insieme a noi, dice in modo evidente che un pezzo di Partito Democratico fosse perfettamente inserito e convergente nel meccanismo criminale.

Caro Orfini, perché cadere nell’antico vizio dello schivare un punto politico affidandosi alla speranza di avere un tonfo più forte da qualche altra parte, di qualcun altro, che sollevi maggior tanfo? Perché cadere nella molesta (e, questa sì, antipolitica) mani di buttare la palla in tribuna per buttarla in caciara? La sua dichiarazione sull’estraneità del PD in Mafia Capitale è falsa: è evidente mica dalle condanne ma dagli elementi che spuntano in quel processo che state facendo di tutto per sotterrare. Truccare le carte è bassa propaganda e lei, lo sa bene, è il presidente del partito più importante d’Italia, come ci ripetete spesso voi. Niente oscenità, per favore: ci dica come pensa di reagire il PD che lei rappresenta. O si faccia inviare un sms da Renzi. O chieda una slide chiarificatrice al marketing di partito. Ma faccia qualcosa.

Ah, a proposito: vi abbiamo scoperto da un pezzo che giocate a nascondino con la Boschi. Solo per dirvelo, eh. Tana! come si dice da queste parti.