Dopo aver fatto il falco contro la Grecia per un anno intero, il premier tedesco Angela Merkel prende una posizione molto diversa sul rapporto tra Europa e Atene. Ma stavolta parliamo di rifugiati, non di debito pubblico. Il governo greco stima che nei prossimi giorni (o ore) la Grecia si troverà a dover gestire più o meno 70.000 rifugiati entrati per mare e bloccati ai confini settentrionali perché i Paesi balcanici confinanti, riunitisi tutti a Vienna, senza aver invitato il governo greco la scorsa settimana, hanno deciso di chiudere le frontiere con un atto unileaterale. Duante un'intervista rediofonica, la Merkel ha avvertito che anche quello che ha definito l'impegno europeo nei confronti della Grecia (dove forse la pensano diversamente, ma non è questo il punto) rischia di fallire se si chiudono le frontiere e si mette a rischio un Paese in gran difficoltà. «Seriamente, davvero tutti gli stati della zona euro che l'anno scorso si sono battuti per mantenere la Grecia nella moneta unica  - e all'epoca eravamo noi tedeschi i più severi - possono lasciare la Grecia precipitare nel caos?». Merkel ha anche difeso la sua politica delle porte aperte per i migranti, rifiutando l'idea di porre un tetto agli ingressi, nonostante questa scelta divida il suo governo e abbia fatto calare la sua popolarità. Merkel ha detto che non esiste un "piano B" al tentativo (discutibile) di ridurre il flusso di migranti attraverso la cooperazione con la Turchia. «A volte è disperante. Alcune cose si muovono troppo lentamente. Ci sono molti interessi contrastanti in Europa», ha detto Merkel alla radiotelevisione ARD. "Ma è mio maledetto dovere di fare tutto il possibile perché l'Europa agisca in maniera collettiva». «C'è così tanta violenza e difficoltà alle nostre porte», ha detto. "Nel lungo termine è giusto che la Germania mostri umanità e lavori per mantenere l'Europa unita». Parlando dell'episodio di aggressione a un autobus di rifugiati,  filmato e diffuso online la scorsa settimana, Merkel ha definito la retorica contro i manifestanti "ripugnante" e "ingiustificabile".

Dopo aver fatto il falco contro la Grecia per un anno intero, il premier tedesco Angela Merkel prende una posizione molto diversa sul rapporto tra Europa e Atene. Ma stavolta parliamo di rifugiati, non di debito pubblico.

Il governo greco stima che nei prossimi giorni (o ore) la Grecia si troverà a dover gestire più o meno 70.000 rifugiati entrati per mare e bloccati ai confini settentrionali perché i Paesi balcanici confinanti, riunitisi tutti a Vienna, senza aver invitato il governo greco la scorsa settimana, hanno deciso di chiudere le frontiere con un atto unileaterale. Duante un’intervista rediofonica, la Merkel ha avvertito che anche quello che ha definito l’impegno europeo nei confronti della Grecia (dove forse la pensano diversamente, ma non è questo il punto) rischia di fallire se si chiudono le frontiere e si mette a rischio un Paese in gran difficoltà.

«Seriamente, davvero tutti gli stati della zona euro che l’anno scorso si sono battuti per mantenere la Grecia nella moneta unica  – e all’epoca eravamo noi tedeschi i più severi – possono lasciare la Grecia precipitare nel caos?».

Merkel ha anche difeso la sua politica delle porte aperte per i migranti, rifiutando l’idea di porre un tetto agli ingressi, nonostante questa scelta divida il suo governo e abbia fatto calare la sua popolarità.

Merkel ha detto che non esiste un “piano B” al tentativo (discutibile) di ridurre il flusso di migranti attraverso la cooperazione con la Turchia.

«A volte è disperante. Alcune cose si muovono troppo lentamente. Ci sono molti interessi contrastanti in Europa», ha detto Merkel alla radiotelevisione ARD. “Ma è mio maledetto dovere di fare tutto il possibile perché l’Europa agisca in maniera collettiva».

«C’è così tanta violenza e difficoltà alle nostre porte», ha detto. “Nel lungo termine è giusto che la Germania mostri umanità e lavori per mantenere l’Europa unita».

Parlando dell’episodio di aggressione a un autobus di rifugiati,  filmato e diffuso online la scorsa settimana, Merkel ha definito la retorica contro i manifestanti “ripugnante” e “ingiustificabile”.