A leggere in giro le soffiate che indicano la commissione antimafia come prossimo campo del duello tra Renzi e Rosi Bindi passa la voglia di leggere

È un’istituzione che trasuda sangue. Mica in senso figurato ma sangue proprio con la forma e il colore del sangue, basterebbe chiedere ai figli orfani lasciati in giro o a qualcuno dei parenti sopravvissuti. La commissione antimafia è qualcosa di terribilmente serio, uno di quei luoghi che anche se non lo porti ti viene voglia di toglierti il cappello.

C’è da dire, tra l’altro, che pur essendo stata talvolta sporcata da qualche presenza non proprio all’altezza (ma è un problema generale di molte delle stanze del Parlamento) la commissione antimafia ha ospitato menti prestigiose di questa battaglia così feroce e annosa.

Per questo leggere in giro che le soffiate (che nell’era Renzi sono spesso prevedibili venti astutamente veicolati) indicano la commissione antimafia come prossimo campo del duello tra Renzi e Rosi Bindi, con le voci di una possibile sostituzione della presidente attuale con il deputato PD Emanuele Fiano, fa passare la voglia di leggere. Non che non sia possibile un regolamento di conti interno al PD (a proposito: avete notato che impennata di litigiosità nonostante se ne siano andati Fassina, Civati e tutti quelli che avrebbero dovuto essere i colpevoli?) ma se in tutte le passate legislature non si è mai assistito ad una sostituzione del Presidente della Commissione Antimafia probabilmente significa che un po’ tutti hanno pensato al valore anche simbolico che l’antimafia rappresenta.

Ma questa commissione è anche la stessa stanza in cui si è pensato bene di bastonare i nemici politici con una serie di audizioni più utili alla conferenza stampa che altro. Ma davvero in un Paese come il nostro c’è qualcuno che crede che il “caso Quarto” possa essere significativamente importante per lo studio della criminalità organizzata? Ma davvero esiste una democrazia matura in cui un candidato Presidente di una regione (in questo caso De Luca) può permettersi di chiamare “mafiosi” i componenti di un organo così delicato?

Ecco, sarebbe il caso forse di pretendere rispetto. Di chiederlo a gran voce. Perché qui la criminalità è organizzata e l’antimafia sempre meno.

Buon venerdì.