Nel brodetto tiepido di un Paese che soffrigge luoghi comuni ieri ci hanno servito il menù del machismo meschino in salsa politica. Protagoniste due donne che sono l'esatto opposto l'una dall'altra per portamento e fisicità, Giorgia Meloni e Patrizia Bedori

Nel brodetto tiepido di un Paese che soffrigge luoghi comuni ieri ci hanno servito il menù del machismo meschino in salsa politica. Protagoniste due donne che nonostante siano l’esatto opposto l’una dall’altra per portamento e fisicità (Giorgia Meloni e Patrizia Bedori) sono riuscite comunque ad esser cotte a puntino: sono donne del resto, e questo è ciò che annusa il macho cacciatore, questo basta per diventare prede commestibili. E anche lo scompiglio creato dalle reazioni delle due è passato, nel quartier generale del  bullismo da pisellino, come un normale starnazzare d’ufficio.

Bertolaso, il figliol prodigo della pecorella smarrita Berlusconi, ha deciso che la Meloni non è candidabile in quanto gravida. L’ha detto con parole più merlettate, certo, ma il senso vero è quello di una maternità vista come una debilitante opportunità concessa dal seme del maschio: pensiero peloso e umido, indicibile in quest’epoca eppure naturale vista la sorgente poiché Bertolaso è lo stesso Bertolaso che ha bisogno di cadaveri e macerie per issarsene con tutto il suo orgoglio, Bertolaso è colui che ha militarizzato le solidarietà facendone una macchia mangiasoldi e strizzapotere. Bertolaso, probabilmente, ride anche alle battute di Berlusconi. E la Meloni “dovrebbe fare la mamma”, ci dice, con la faccia di chi si eccita pensando al putiferio delle femministe, tutte insieme, sforzandosi male di precisare scanzonato che non intendeva offendere nessuno. Come non volevano offendere nessuno tutti quelli che tutte le volte hanno marcito questo Paese al cuore.

Dall’altra parte Patrizia Bedori, candidata sindaca a Milano per il Movimento 5 Stelle, si ritira dalla corsa e si toglie “qualche sassolino”. Ma niente sassolini, no: sono le briciole lasciate dalla pietre che il popolo del bianco o del nero, del “funziona” o “non funziona” le ha scagliato contro per farla rientrare nel recinto degli scarti. Paga, la Bedori, quel suo essere dimessa e scapigliata in un’arena in cui si ascoltano cazzate pettinatissime uscire da bocche di gomma e labbra di ceralacca. Se la politica è il turbopalcoscenico di un reality totalizzante capite bene che una cicciona e brutta figa come la Bedori non può funzionare. Ma non solo: in questo caso basta agitare la “Spectre Casaleggio” per convincerci che alla fine lo hanno deciso loro. Anche se rimane brutta lo stesso. Ma l’hanno detto loro. E lei, la Bedori, compie un gesto che in questo circo di sessuomani anabolizzati è una rivoluzione: dice di non esserne all’altezza. «Per forza – rispondono tutti in coro – perché non ha lo spessore politico». E invece forse le è passata la voglia di correre tra le fogne.

Buon martedì.