È uno stillicidio. Continuo. Il partito di Matteo Renzi tace sul referendum-trivelle (si può essere d'accordo o meno ma c'è il dovere istituzionale di parlarne) e intanto trivella l'acqua pubblica

È uno stillicidio. Continuo. Tacciono sul referendum-trivelle (si può essere d’accordo o meno ma c’è il dovere istituzionale di parlarne) e intanto si trivella l’acqua pubblica. Se esistesse la possibilità di presentare un emendamento contro il buonsenso probabilmente qualcuno del PD lo farebbe per provare com’è essere renziani e fottersi di tutto il resto. Questo governo ormai è un brutto racconto di Stephen King: il bambino dolce e simpatico si trasforma in mostro grondante di sangue e tutti i lettori si danno di gomito dicendosi sottovoce “non l’avrei mai detto”.

Così come già per l’articolo 18 alla fine Renzi e soci riescono a realizzare il programma elettorale degli incubi peggiori, quello per cui moltissimi italiani avevano deciso di scendere in piazza, di prendersi la briga di andare a firmare, di porsi in prima persona come presidi mobili di un’informazione che latitava: lui, il Matteo più sbruffone del web, ha aspirato l’attivismo, se n’è riempito per gonfiarsi come “nuovo per davvero” e ora ce lo risputa in faccia.

Ma più di tutto lascia basiti la motivazione che potrebbe spingere i democratici a compiere una manovra talmente stupida e impopolare come quella di emendare una legge sull’acqua pubblica sostenuta dalla stragrande maggioranza del Paese: l’impunità. Sì, l’impunità. La stessa con cui Berlusconi ci perculava ogni volta con una legge pro domo sua e fingeva di non essersene accorto, ecco, la stessa con cui oggi questi cercheranno di convincerci che quel piccolo emendamento “non stravolge nulla” mentre i quotidiani allineati (quelli che avevano definita “storica” la vittoria del referendum) si dimeneranno per ridurre la portata della notizia, come un qualunque strizzarubinetti. L’impunità, appunto, che è la deriva peggiore di chi si sente al sicuro per un consenso popolare che non è mai una delega in bianco: come Berlusconi non aveva il diritto di violare la legge per la sua maggioranza elettorale così nemmeno Renzi può permettersi di violare la volontà popolare in virtù di un entusiasmo (mai pesato davvero) che ormai si è coagulato nelle giacche e cravatte dei Verdini di turno.

Io vorrei, se fossi mago, un giorno solo prendere per l’orecchio Renzi (gli altri tanto lo seguono zitti zitti come se ne fossero il mantello) e portarlo in prima serata televisiva a chiacchierare con quel Renzi del flauto magico di qualche mese fa. Vorrei vederli come si guarderebbero, quei due, cha hanno cavalcato l’acqua calda per ottenere un po’ di credito e poi gocciolano bugie da tutti i pori. Mi piacerebbe vederli.

Buon mercoledì.