Trecento danesi rischiamo multe salatissime per aver dato un passaggio a famiglie perse su un'autostrada. Cinque volontari arrestati a Lesbos. Tutti accusati di "traffico di esseri umani". Un modo per scoraggiare la solidarietà?

I casi di cittadini europei arrestati, multati o processati per aver aiutato rifugiati in fuga dalla guerra in qualche modo si stanno moltiplicando. A lanciare l’allarme dal suo blog (e in un post tradotto da Open Migration) è Nando Sigona, professore a Birmingham che si occupa di migrazioni.
Vediamo qualche caso segnalato da Sigona: in Danimarca 300 persone hanno ricevuto multe o peggio. Lisbeth Zornig, che è stata Ombudsman (garante dei diritti) dei bambini del Paese ha ricevuto una multa da circa 5mila euro per aver dato un passaggio a una famiglia con bambini dopo che questa era stata fatta scendere da un treno in aperta campagna perché il 7 settembre le autorità danesi avevano deciso di chiudere il transito verso Svezia e Germania. L’accusa è quella di traffico di esseri umani. Come lei molti altri che, passando in macchina su una strada hanno dato un passaggio a famiglie di disperati, offerto un caffé e del cibo. «Così criminalizzano la solidarietà», spiega Zornig a The Independent.

A Lesbos i volontari arrestati e messi sotto processo e accusati di traffico di esseri umani sono 5. Tre danesi e due spagnoli che lavorano per TeamHumanity. Sull’isola ci sono spesso tensioni tra Ong e autorità locali, che vorrebbero un afflusso di volontari più coordinato e controllato, ma anche qui, come in Danimarca, l’intento sembra quello di voler scoraggiare i volontari a partire, ad aiutare. I volontari hanno raccolto gente in mare dopo aver avvisato la Guardia costiera, che però non si è presentata: su Lesbos le imbarcazioni ufficiali per raccogliere gente in mare sono solo 5.

Un militare britannico in pensione è invece stato processato per aver aiutato una bambina siriana a lasciare Calais ed entrare in Gran Bretagna dove ha dei parenti: «Ero nel campo di Calais a fare volontariato, costruivamo rifugi e la bambina si era addormentata, non potevo abbandonarla nel fango» ha detto al processo. Assolto, ha promesso di continuare a cercare di aiutare.

Sigona commenta così questo moltiplicarsi dei casi di criminalizzazione dei volontari:

Forse, dunque, dovremo aspettarci altri processi “spettacolari” di questo genere. Se c’è una cosa che abbiamo imparato dall’attuale gestione della crisi da parte dell’Unione Europea è che le cattive abitudini si diffondono in fretta; come nel caso dei muri di filo spinato (…) accolti in un primo momento da forti opposizioni e oggi presi a modello da molti stati europei. La criminalizzazione dei volontari mira innanzitutto a scoraggiare il coinvolgimento della società civile europea, e da ultimo a indebolire e dividere l’ultimo bastione contro una linea dura dell’Ue nei confronti dei rifugiati. È questa linea dura che sta portando anche alla chiusura sistematica di qualsiasi via d’uscita legale dalla Siria, intrappolandone la popolazione all’interno del paese.

Per questo media, società civile, persone comuni devono sorvegliare, informarsi, tenere gli occhi aperti: è in corso in Europa uno scivolamento verso pratiche e idee che il continente ha bandito dalle proprie leggi e abitudini dopo la Seconda guerra mondiale. Fermare la deriva dovrebbe essere la prima preoccupazione di chiunque abbia a cuore il modello europeo, in qualsiasi modo lo si declini.