Nervi saldi. La testa del serpente ha chiamato le cellule in sonno a giocarsi l’ultima partita. Ed è successo. Kamikaze all’aeroporto Zaventem di Bruxelles, nel posto più accessibile, la hall delle partenze, vicino a un “obiettivo” i banchi dell’American Airlines. Bombe nella metropolitana. Lo fanno perché si sentono braccati. Perché Salah Abdeslam, martire celebrato troppo presto dopo il 13 novembre in un comunicato dell’Is, si è invece tolto la cintura, nascosto non si sa dove e tra chi, per farsi arrestare qualche giorno fa dalla polizia belga e far sapere che vuoterà il sacco pur di non venire estradato in Francia. Non importa cosa potrà dire -poco-, ma le canaglie non tollerano lo smacco, l’insulto al mito. Un martire per definizione non può temere la morte né collabora con i demoni occidentali. Lo fanno perché stanno perdendo la guerra, tra Siria e Iraq. É trapelata la notizia che 200 marines si stanno trasferendo vicino Mosul, per partecipare all’attacco con l’esercito iracheno e i suoi alleati iraniano-sciiti. Da tempo i curdi sono pronti a prendere Raqqa, e lo faranno quando non dovranno più temere colpi mancini dal loro retroterra turco. Stanno perdendo e ammazzano, temono di scomparire e si immolano. Teniamolo a mente. Per questo bando agli isterismi. Le polizie europee, se si coordinassero, potrebbero proteggerci bene, comunque meglio. L’Europa e gli Stati Uniti potrebbero aiutare curdi, alawiti, sciiti, cristiani e sunniti a riprendersi quelle città nel deserto che gli uomini del Califfo avevano preso senza colpo ferire. La loro guerra l’hanno fatta poi contro civili indifesi e l’arte, pure indifesa. Una sola cosa però. Nei giorni in cui Obama va a Cuba e cambia il verso della politica, dopo 60 anni di disastri imperialisti, smettiamola di tollerare la zona grigia del terrorismo. Smettiamola di conferire la legione d’onore a chi finanzia l’Is e crea kamikaze diffondendo la menzogna islamista. Non facciamo accordi. neppure per firmare il flusso dei profughi, con chi ha mandato armi al Daesh in cambio di petrolio -ci sono le prove filmate- e colpisce i curdi nemici del califfato. Arabia Saudita e Turchia, per capirci.

Nervi saldi. La testa del serpente ha chiamato le cellule in sonno a giocarsi l’ultima partita. Ed è successo. Kamikaze all’aeroporto Zaventem di Bruxelles, nel posto più accessibile, la hall delle partenze, vicino a un “obiettivo” i banchi dell’American Airlines. Bombe nella metropolitana.
Lo fanno perché si sentono braccati. Perché Salah Abdeslam, martire celebrato troppo presto dopo il 13 novembre in un comunicato dell’Is, si è invece tolto la cintura, nascosto non si sa dove e tra chi, per farsi arrestare qualche giorno fa dalla polizia belga e far sapere che vuoterà il sacco pur di non venire estradato in Francia. Non importa cosa potrà dire -poco-, ma le canaglie non tollerano lo smacco, l’insulto al mito. Un martire per definizione non può temere la morte né collabora con i demoni occidentali.
Lo fanno perché stanno perdendo la guerra, tra Siria e Iraq. É trapelata la notizia che 200 marines si stanno trasferendo vicino Mosul, per partecipare all’attacco con l’esercito iracheno e i suoi alleati iraniano-sciiti. Da tempo i curdi sono pronti a prendere Raqqa, e lo faranno quando non dovranno più temere colpi mancini dal loro retroterra turco.
Stanno perdendo e ammazzano, temono di scomparire e si immolano. Teniamolo a mente. Per questo bando agli isterismi. Le polizie europee, se si coordinassero, potrebbero proteggerci bene, comunque meglio. L’Europa e gli Stati Uniti potrebbero aiutare curdi, alawiti, sciiti, cristiani e sunniti a riprendersi quelle città nel deserto che gli uomini del Califfo avevano preso senza colpo ferire. La loro guerra l’hanno fatta poi contro civili indifesi e l’arte, pure indifesa.
Una sola cosa però. Nei giorni in cui Obama va a Cuba e cambia il verso della politica, dopo 60 anni di disastri imperialisti, smettiamola di tollerare la zona grigia del terrorismo. Smettiamola di conferire la legione d’onore a chi finanzia l’Is e crea kamikaze diffondendo la menzogna islamista. Non facciamo accordi. neppure per firmare il flusso dei profughi, con chi ha mandato armi al Daesh in cambio di petrolio -ci sono le prove filmate- e colpisce i curdi nemici del califfato. Arabia Saudita e Turchia, per capirci.