Due delle persone tratte agli arresti sono legate all’impresa che sta costruendo la diga di Agua Zarca, sul fiume Gualcarque, contro la quale l’esponente degli indigeni Lenca si batteva assieme la Copinh. Sabato prossimo, su Left, una lunga intervista con la figlia 25enne, Bertha Isabel Zúñiga

Sono quattro gli uomini arrestati in Honduras in connessione con l’omicidio di Berta Cáceres, l’attivista dei diritti umani vincitrice del premio Goldman 2015, assassinata in casa sua la notte fra il 2 e il 3 marzo scorso, esattamente due mesi fa. Due delle persone tratte agli arresti sono legate all’impresa che sta costruendo la diga di Agua Zarca, sul fiume Gualcarque, contro la quale l’esponente degli indigeni Lenca si batteva assieme la Copinh, l’associazione per la tutela dei diritti umani e ambientali di cui era cofondatrice.

Ieri mattina le forze dell’ordine hanno arrestato, tra gli altri, l’ingegnere della Desa (Desarrollos Energéticos SA) Sergio Ramón Rodriguez, assieme a un ufficiale militare in pensione ed ex capo della sicurezza di Desa, Douglas Geovanny Bustillo. L’ingegnere avrebbe minacciato la leader del Copinh pochi giorni prima dell’omicidio, durante una manifestazione di protesta sulle sponde del Gualcarque, fiume sacro ai Lenca, e l’attivista aveva denunciato l’accaduto alle autorità accusando l’impresa Desa di ricorrere a teppisti locali per intimidirla. Le altre due persone detenute per presunte connessioni con l’assassinio di Cáceres sono Mariano Díaz Chávez e Edison Atilio Duarte Meza. Prima di arrestarli la polizia honduregna ha eseguito contemporaneamente dieci perquisizioni alle prime ore del mattino, nella capitale Tegucigalpa e nelle città costiere di La Ceiba e Trujillo.

Nell’intervista a firma di Loredana Menghi che sarà pubblicata sul numero di Left in edicola sabato 7 maggio, la figlia 25enne di Berta, Bertha Isabel Zúñiga, ha raccontato come le indagini si siano rivolte inizialmente verso gli attivisti del Copinh e contro il leader ambientalista messicano Gustavo Castro Soto, unico testimone e sopravvissuto all’attentato. «Durante le decine di interrogatori a cui è stato sottoposto, non è stato trattato da testimone ma da indagato. Gli è stata negata l’assistenza legale e il rilascio delle copie delle sue deposizioni. Gli sono state mostrate soltanto le foto segnaletiche dei membri del Copinh. Fortunatamente lo stato di fermo è stato revocato ed è tornato in Messico, grazie alle pressioni della comunità internazionale».

Gli arresti sono probabilmente proprio una conseguenza della pressione dei familiari di Berta Cáceres e degli attivisti del Copinh, sostenuti dall’opinione pubblica internazionale al grido si #JusticiaParaBerta, per l’avvio di un’inchiesta indipendente. Il governo dell’Honduras ha finora respinto l’offerta da parte della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) di inviare un team di esperti per indagare sull’omicidio di Berta e altri attivisti di alto profilo.

Per quanto riguarda la leader Lenca, già dal 2009 la Cidh aveva disposto misure cautelari, dopo che il suo nome era comparso in cima alla lista nera degli squadroni della morte per aver supportato l’ex presidente Manuel Zelaya, espulso dal Paese a seguito di un colpo di Stato. Il rapporto Global Witness ha definito il suo caso “emblematico”. E neanche il premio Goldman per l’ambiente 2015, ricevuto per aver bloccato la costruzione della diga Agua Zarca ha scoraggiato le minacce.

Nonostante con il Copinh fosse riuscita ad estromettere dal progetto di Agua Zarca il braccio privato della Banca mondiale, l’International Finance Corporation e la cinese Sinohydro, la più grande società costruttrice di dighe al mondo, la Desa ha spostato a valle il cantiere. Le proteste delle 600 famiglie indigene della comunità di Rio Blanco sono ricominciate. E con loro gli scontri, i pedinamenti, le aggressioni, le intimidazioni da parte della polizia, dei militari e delle autorità locali. Fino all’omicidio di Berta, per il quale ora ci sono quattro sospettati ma non ancora la verità.