Gli alfaniani devono addirittura mostrarsi contenti, perché salvo qualche deputato come Paola Binetti, e alla fine votano disciplinati. Le associazioni del Family day non gradiscono e promettono "vendetta" anche sul referendum costituzionale. La sinistra continua a chiedere un matrimonio gay ma si spacca tra chi vota la legge (Si) e chi si astiene (Possibile)

Gli alfaniani che votano disciplinati, sia la fiducia che la legge, (solo Binetti e Pagano, annunciano di votare no) e devono mostrarsi anche contenti, orgogliosi, come fa Fabrizio Cicchitto che dice ad Alfio Marchini di stare tranquillo («Se divento sindaco non celebrerò le unioni», ha detto il candidato di Forza Italia): «L’amico Marchini può stare tranquillo», dice il deputato alfaniano, «tra la legge sulle unioni civili e il matrimonio c’è una netta distinzione, che infatti sta determinando l’insoddisfazione di una parte di coloro che volevano una legge diversa, a partire dalla stepchild adoption».

Le destre che ripetono i loro discorsi «in difesa della famiglia tradizionale». In questo clima arriva, scontata, l’approvazione della legge sulle unioni civili. Prima con il voto sulla fiducia (369 i sì, verdiniani compresi) e poi con il voto sul testo (372 sì, 51 no, 99 astenuti) quando alla maggioranza si aggiungono anche i voti di Sinistra Italiana, pur critica sulla legge, quelli di qualche liberale di destra, come Daniele Capezzone, o dell’ex 5 stelle Mara Mucci, oggi nel gruppo misto e impegnata con i Radicali.

Per Matteo Renzi «è un giorno di festa». E può dirlo a ragione, il premier, anche perché pure da chi critica la legge, e la definisce troppo arretrata, arrivano dunque i voti e i complimenti. Non vota la fiducia ma vota la legge, come detto, Sinistra Italiana, che pure indica la legge Cirinnà come portatrice di «un’insopportabile discriminazione». Ed è dal senatore dem Stefano Lo Giudice, padre omosessuale ricorso alla gestazione per altri, che – favorevole ai matrimoni egualitari e molto insoddisfatto per lo stralcio dell’adozione del figlio del partner – parla comunque di un «gran giorno». Anche se «in fin dei conti».

Tiene ferma la critica radicale solo Possibile di Giuseppe Civati, che non vota contro ma non vota certo a favore di una legge che – scrive il costituzionalista Andrea Pertici sul blog del partito – «raggira ancora una volta i cittadini. Darà loro l’impressione – che sarà certamente agevolata dalla circolazione di notizie approssimative – che finalmente abbiamo una legge che tutela i diritti di tutte le coppie e di tutte le famiglie», mentre, «le coppie composte da persone dello stesso sesso – e solo loro (non i loro figli) – acquisteranno alcuni diritti, questo è vero, ma lo faranno dovendo accettare una situazione di minorità. Di discriminazione. Ghettizzati nel recinto “per omosessuali” delle coppie di fatto mentre il grande spazio del matrimonio rimane privilegio degli eterosessuali».

Come Possibile, anche i 5 stelle non votano la legge ma per altre ragioni. Adducono ragioni “tecniche” i 5 stelle, che non condividono ad esempio il fatto che la legge stabilisca – non affidandosi più alla sola giurisprudenza – che anche per le coppie di fatto un giudice possa riconoscere degli alimenti in casi di stato di bisogno di uno dei due ex conviventi. Quando i 5 stelle hanno concluso la loro dichiarazione di voto, un boato è arrivato dai banchi del Pd, che vede così confermato che nessuna altra legge era possibile dall’intesa con i 5 stelle, che sarebbero in realtà in difficoltà sui diritti civili.

È lo scorno degli ultra cattolici, però, il bello della giornata. Con il leader del Family Day, Massimo Gandolfini, che assicura che si ricorderanno, le associazioni del Circo Massimo, della legge sulle unioni quando ci sarà il referendum costituzionale. «Non è una vendetta», dice a Repubblica, ma così suona. Sono già nel cassetto, poi, i moduli per un referendum abrogativo e la richiesta di occupazione di suolo pubblico per una nuova manifestazione da convocare se il parlamento proverà a mettere mano alla legge sulle adozioni.