Non solo scioperi e manifestazioni. A Parigi si protesta contro la “loi travail” anche con la musica. Il 4 giugno a Place de la République va in scena l'Orchestra Debout

Nuit Debout non è solo il movimento di protesta contro la “loi travail” che dal 31 marzo sta agitando la Francia. È anche musica, perché un movimento «deve farsi sentire in musica». Così anche a Place de la République a Parigi va in scena l’ultimo caso di musica legata alla rivolta, alle lotte sociali. Di esempi è piena la storia. Da Bella ciao ai canti di lavoro degli schiavi negri, dall’ideale di fraternità della Nona di Beethoven deluso da Napoleone fino all’Internazionale cantata durante la rivoluzione d’ottobre.
Anche Nuit Debout ha la sua musica. È quella dell’orchestra formata da musicisti, professionisti e non, che è nata in rete il 14 aprile. Sono 350 musicisti che dialogano attraverso una piattaforma (qui). A ogni nome corrisponde uno strumento. Democraticamente la rete vota il brano più adatto alle competenze di ogni musicista. Così il 20 aprile è stato eseguita la Sinfonia n.9 di Dvorak detta anche Sinfonia dal nuovo mondo. Ecco come i musicisti dell’Orchestra Debout hanno spiegato la scelta del brano: «Noi abbiamo il diritto e anche il dovere di ribellarci perché vogliamo un mondo nuovo, o semplicemente migliore, in cui la giustizia e la cultura siano alla base della società».
Ma non poteva mancare Bella ciao, in Place de la République. Il 15 maggio scorso, con la musica eseguita da una vera orchestra, i cittadini francesi con il testo in italiano alla mano, hanno cantato lo storico canto della nostra Resistenza  che Oltralpe è particolarmente conosciuto anche perché uno dei  primi a cantarlo fu un mito della canzone francese, Yves Montand.
Ma non è finita qui. Il 4 giugno è in programma un altro concerto di cui la piattaforma di musicisti sta decidendo il programma. Ognuno, come al solito, può votare e dire la sua nello spazio commenti. Per il momento le proposte sono: una canzone brasiliana «per sostenere la lotta contro il governo Temer», da scegliere tra “Calice” di Cico Buarque, «che è molto poetica e lancia un grido di speranza contro una società oppressiva, corrotta e criminale», oppure “Apesar de voce”, “malore toi”, sempre di Chico Buarque, «un inno contro la dittatura militare in Brasile dal 1964 al 1985». E ancora altre canzoni di cui vengono “raccontati” i contenuti.
Ancora per il 4 giugno: un’altra canzone tra “Paris Mai” che ci riporta al maggio del 68 o “El pueblo unico”, celebre brano cult degli Inti Illimani dei tempi del Cile di Allende soffocato dalla dittatura militare. Ma i musicisti ripropongono di nuovo Dvorak o il primo movimento della Sinfonia n.5 di Beethoven «perché Beethoven era un appassionato di libertà e questo brano è un invito alla rivoluzione!”». E poi «la Sinfonia n. 10 di Shostakovich, perché era russo e ha fatto un sacco di musica antisovietica». Infine, si legge nella piattaforma, una scelta di cori dal Trovatore di Verdi, da Le nozze di Figaro di Mozart. Leggere i commenti sui brani è molto interessante. Per esempio, rispetto al suggerimento di eseguire i Carmina Burana, si fa notare come alcuni musicisti si siano opposti per il passato di Carl Orff che ha lavorato «senza soluzione di continuità anche sotto il regime nazista».
L’orchestra Debout non tollera compromessi: tutto deve essere coerente con il momento storico che è il fatto di ribellarsi  a una ingiustizia come è considerata quella della “loti travail”. L’«opposizione deve essere radicale», dicono i musicisti. Non solo scioperi e manifestazioni politiche, il NO in Francia si dice anche con la musica. 

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.