Il via libera della Suprema Corte all’adozione del figlio del partner di una coppia omosessuale non è altro che la stepchild adoption che tanto aveva fatto litigare le forze politiche ai tempi della legge Cirinnà sulle unioni civili. Con la giurisprudenza che arriva dove la politica non aveva osato

Il via libera della Suprema Corte all’adozione del figlio del partner di una coppia omosessuale non è altro che la stepchild adoption che tanto aveva fatto litigare le forze politiche ai tempi della legge Cirinnà sulle unioni civili. Con la giurisprudenza che arriva dove la politica non aveva osato.
La sentenza della Cassazione, la 12962 della Prima sezione civile, ha respinto infatti il ricorso del procuratore generale e ha confermato la sentenza della Corte d’Appello che a sua volta aveva confermato la sentenza “storica” del 29 agosto 2014, emessa dal Tribunale per i minorenni di Roma.

«Sono contenta che la sentenza del Tribunale per i minorenni di Roma sia stata confermata nella sua interpretazione dell’articolo “casi particolari”. Ma soprattutto sono contenta per tutti i bambini che potranno trarre vantaggio da questa sentenza, perché non riguarda solo i bambini di cui mi sono occupata io ma quei tanti che vivono questa situazione». È Melita Cavallo che a Left esprime la sua soddisfazione per quella sentenza basata – come ha sempre sottolineato – sulla legislazione vigente, in questo caso l’art.44 lettera “d” della legge 184 del 1983. Presidente del Tribunale per i minorenni di Roma fino a dicembre 2015, il giudice Cavallo ha trattato una quindicina di casi, sempre a Roma. Quello oggetto della Suprema Corte nell’agosto 2014 fece sollevare personaggi del centrodestra come Carlo Giovanardi che parlò di un atto «che scardina i principi della Costituzione». Riguarda l’adozione di una bambina figlia di una donna che convive con la compagna da prima che nascesse. L’adozione, spiega la Cassazione «prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore». La Cassazione precisa anche che la stepchild adoption «non determina in astratto un conflitto di interesse tra il genitore biologico e il minore adottato, ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice».

Adesso questa sentenza farà, come si dice, giurisprudenza nei Tribunali. Intanto, le sentenze nelle aule di giustizia continuano a esprimersi sulle adozioni in coppie omosessuali. A Napoli il 5 maggio 2016 la Corte d’appello ha detto sì all’adozione di due bambini figli di due donne che si erano sposate in Francia, mentre a Torino il 27 maggio sempre la Corte d’appello ha stabilito l’adozione per i figli di due coppie lesbiche. Oggi, dopo la notizia della sentenza, mentre il sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto twitta «#stepchildadoption. #Buonenotizie», Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato evoca il referendum per fermare «la deriva antropologica».

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.