Il nuovo videogame per smartphone sta diventando una vera e propria mania collettiva che, dopo solo una settimana dal lancio, già genera qualche dubbio. Che ne è dei dati che l'app raccoglie mentre giochiamo? Dove finisce la nostra privacy? Ecco qualche risposta

Gotta catch’em all, altrove. Pokémon Go entra nell’Holocaust Memorial Museum di Washington e l’amministrazione si oppone: «È estremamente irrispettoso».
Lanciato dalla Nintendo il 6 luglio, Pokémon Go ha trasformato il museo in una Pokéstop, un luogo in cui gli utenti possono ottenere gratuitamente alcuni oggetti di gioco. Ironia amara per un luogo che custodisce testimonianze e simboli della memoria dello sterminio nazista. E mentre il museo ha richiesto formalmente che la propria posizione venga rimossa tra quelle incluse nel gioco, Pokémon Go continua a crescere, trasformandosi in un fenomeno mondiale. Da lunedì scorso, l’applicazione per iOs e Android è stata scaricata milioni di volte, continuando ad aumentare così velocemente da rendere impossibile una stima precisa dei download e, soprattutto, facendo crescere il valore di mercato del colosso giapponese di circa 9 miliardi di dollari in una sola settimana. Ma che cos’è Pokémon Go e quali rischi comporta per la privacy dei suoi utenti?

Poké Balls nel bagno di casa: realtà aumentata e geolocalizzazione

Per i nati tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni duemila, Pokémon ha fatto una generazione. Gioco per GameBoy, cartone animato di culto che ha dato vita a una serie infinita di gadget (ricordate la mania per Pikachu?), carte da gioco e ora è diventato un gioco compatibile con gli smartphone dal successo immediato e strabiliante.  Lanciato nel 1996 per Gameboy, il gioco ha come obiettivo la cattura di 150 mostri tascabili. Tra battaglie e addestramenti, Pokémon catturati e da catturare, in questi dieci anni l’evoluzione del gioco ha seguito quella delle console Nintendo, si è passati così dal Nintendo 64 alla Wii U fino ad approdare nel regno delle app e degli smartphone che secondo molti sarebbero il futuro del gaming.

La vera svolta è avvenuta nel 2015, quando il colosso giapponese dei videogiochi, ha trovato nella Niantic il suo nuovo partner commerciale. La compagnia, originariamente appendice di Google, crea giochi e applicazioni in Realtà aumentata che sfruttano la posizione degli utenti. In parole povere funziona così: con la fotocamera dello smartphone inquadri quello che ti sta attorno, proprio come se dovessi scattare una foto, l’app riconosce il luogo e mostra sullo schermo del cellulare qualsiasi cosa sia stata geolocalizzata in quel punto. Un Pokémon per esempio.

Delle schermate che mostrano come funziona il videogame in Augmented Reality Pokémon Go
Tre schermate di uno smartphone che mostrano come funziona il videogame in Augmented Reality Pokémon Go

Ma Pokémon Go non è il primo gioco in Augmented reality realizzato dalla Niantic, nel 2012 infatti la casa di produzione aveva già lanciato Ingress. Il gioco, permetteva ai suoi utenti di sfruttare la propria posizione e l’ambiente circostante per cercare ed accedere a portali (contraddistinti da luoghi reali come statue, parchi, palazzi) per estendere il proprio controllo sullo spazio circostante. Profanamente, un pronipote iper-interattivo di Risiko.
Sfruttando le intuizioni e le mappe pensate per Ingress, Pokémon Go è stato sviluppato in modo molto simile. Ciascun giocatore è rappresentato da un avatar che si muove in uno spazio mappato allo stesso modo in cui lo sono i percorsi registrati dai navigatori. Come per Waze – applicazione di navigazione stradale che permette l’interazione tra gli utenti – il gioco localizza la posizione dell’utente e gli permette di interagire con l’ambiente circostante, segnalando luoghi e altri utenti. Con Pokémon Go dunque, grazie all’ Ar (augmented reality), luoghi reali e virtuali si mescolano – ecco che un museo storico può trasformarsi in una stazione di rifornimento per Pokémon – e così i Pokemon per essere catturati compaiono direttamente sullo schermo.
Il grande merito di queste applicazioni, se ne beano i creatori, e quello di aver costretto i propri utenti ad abbandonare la console e la sua naturale propaggine – il divano – per uscire di casa ed interagire con il mondo esterno. Peccato però che siano stati taciuti i rischi per la privacy di quegli stessi utenti. Individuare la posizione di un giocatore significa aumentare la tracciabilità dell’utente, significa produrre un’infinita mole di dati che viene custodita e commercializzata dalle compagnie che possiedono l’applicazione. Se risulta inappropriato vedere comparire Squirtle ad un funerale o nei corridoi di un museo, quanto può essere pericoloso svendere gratuitamente la propria privacy ad una grande corportations?

Pikachu is watching you: quant’è sicuro Pokémon Go?

«Mi ha beccato mentre catturavo Pokémon mentre ero a casa della mia ex». Così si giustifica il fidanzato sbugiardato dall’applicazione, la cui testimonianza è stata raccolta dal Guardian in un articolo che commenta alcuni dei casi più curiosi raccontati dagli utenti. Tra il ritrovamento accidentale di un cadavere e professionisti cacciatori di Pokémon che vendono le proprie abilità tra gli utenti, l’articolo sembra tratteggiare la trama di un romanzo distopico in cui un videogioco si fa padrone di una società intera e acquisisce controllo e potere.
Secondo Adam Reeve, architetto informatico che si occupa di sicurezza e sorveglianza di massa, Pokémon Go fornisce a Niantic l’accesso all’account Gmail dei propri utenti. Non soltanto quindi la propria posizione, ma anche l’invio e la lettura di mail, l’accesso alla cronologia e ai propri documenti nel drive di google sarebbero garantiti alla compagnia attraverso la registrazione al gioco. Ninatic in un comunicato ufficiale ha smentito ogni mira di controllo sugli utenti e ha assicurato che chiederà a Google di poter aver accesso soltanto a quelle informazioni di base che permettono la fruibilità del gioco.

C’è chi traccia e chi cracca: Pokémon Go in Italia

Sebbene il gioco sia scaricabile legalmente soltanto negli Stati Uniti, in Australia e in Nuova Zelanda, Pokémon è diventato trend internazionale – battendo anche il porno! – , spingendo curiosi di tutto il mondo a scaricarlo illegalmente e diventando di gran lunga più utilizzato dagli utenti di Twitter e WhatsApp.
In attesa di vedere quanto durerà la Pokémon mania (e che l’app sbarchi in Europa, manca pochissimo) ecco un video tutorial su youtube che vi insegna come scaricare l’applicazione senza aspettare un minuto di più. Il tutto ovviamente a vostro rischio e pericolo, noi vi abbiamo avvisati.