Ci sono ingiustizie, bugie, millanterie e prepotenze che indignano profondamente e che ci spingono a reagire. Ci si scompone, da furiosi. Altroché. Però in questi giorni mi è capitato di osservare e vorrei scriverne. Andando con ordine. Abbiamo letto di tutto sull'abbigliamento della moglie di Renzi, ogni piega e colore sono state vivisezionate per trovare una macchia di fango da sputargli addosso. Poi siamo riusciti a leggere che una campionessa paralimpica come Bebe Vio (una vita a smentire chi la vedeva inferma e invece lei sul tetto del mondo) si sarebbe "venduta a Renzi" pur di partecipare ad una cena con Obama. Oggi poi si sono sprecati i tifosi per l'incidente della sonda su Marte: evviva i rottami della Schiaparelli sarebbero beneauguranti per la caduta di Renzi. Giuro. Hanno scritto così. Intanto sul fronte referendario continua la sbruffoneria di chi prevede la catastrofe. Da entrambe le parti ci sono allarmisti (spesso ignoranti nel merito della riforma, tra l'altro) che intossicano l'aria. Forse sarebbe anche il caso di dire che il ricorso al Tar del Lazio (di M5S e Sinistra Italiana) è una boiata pazzesca: andare dal fruttivendolo a lamentarsi di una bistecca avariata non è una grande idea, soprattutto per chi dovrebbe interpretare le istituzioni per lavoro. Sul fronte estero si registrano euforici plaudenti di Donald Trump: fa bene a non accettare il risultato delle elezioni americane nel caso in cui fosse sconfitto, dicono. Bravo. Urrà. Come il bambino che perde e si porta via il pallone per non consentire la fine della partita. Siamo messi così. Allora magari facciamoci un promessa: stiamo seri. Riportiamo la serietà (che non significa non indignarsi e non ribellarsi, attenzione) tra le priorità nelle discussioni. Scriveva il discepolo di Empedocle Gorgia (siamo nel quinto secolo avanti Cristo, eh): «La serietà di un avversario va disarmata con il riso e il riso con la serietà.» Stiamo seri, su. Buon venerdì.

Ci sono ingiustizie, bugie, millanterie e prepotenze che indignano profondamente e che ci spingono a reagire. Ci si scompone, da furiosi. Altroché. Però in questi giorni mi è capitato di osservare e vorrei scriverne.

Andando con ordine. Abbiamo letto di tutto sull’abbigliamento della moglie di Renzi, ogni piega e colore sono state vivisezionate per trovare una macchia di fango da sputargli addosso. Poi siamo riusciti a leggere che una campionessa paralimpica come Bebe Vio (una vita a smentire chi la vedeva inferma e invece lei sul tetto del mondo) si sarebbe “venduta a Renzi” pur di partecipare ad una cena con Obama. Oggi poi si sono sprecati i tifosi per l’incidente della sonda su Marte: evviva i rottami della Schiaparelli sarebbero beneauguranti per la caduta di Renzi. Giuro. Hanno scritto così.

Intanto sul fronte referendario continua la sbruffoneria di chi prevede la catastrofe. Da entrambe le parti ci sono allarmisti (spesso ignoranti nel merito della riforma, tra l’altro) che intossicano l’aria. Forse sarebbe anche il caso di dire che il ricorso al Tar del Lazio (di M5S e Sinistra Italiana) è una boiata pazzesca: andare dal fruttivendolo a lamentarsi di una bistecca avariata non è una grande idea, soprattutto per chi dovrebbe interpretare le istituzioni per lavoro.

Sul fronte estero si registrano euforici plaudenti di Donald Trump: fa bene a non accettare il risultato delle elezioni americane nel caso in cui fosse sconfitto, dicono. Bravo. Urrà. Come il bambino che perde e si porta via il pallone per non consentire la fine della partita. Siamo messi così.

Allora magari facciamoci un promessa: stiamo seri. Riportiamo la serietà (che non significa non indignarsi e non ribellarsi, attenzione) tra le priorità nelle discussioni. Scriveva il discepolo di Empedocle Gorgia (siamo nel quinto secolo avanti Cristo, eh): «La serietà di un avversario va disarmata con il riso e il riso con la serietà.» Stiamo seri, su.

Buon venerdì.