Chissà cosa ne pensano i nonni di questi nipoti scapestrati che a ieri Goro (e Gorino) si sono barricati cacciando un manipolo di donne e bambini rifugiati mentre loro stavano  travestiti da gladiatori rendendosi patetici agli occhi dei una nazione intera. Chissà se loro, i nonni di Goro, gliel'hanno mai raccontato che il 12 novembre del 1958 all'una e venti l’argine della marina davanti a Ca’ Romanina cedette invadendo il Bonello appena bonificato e al mattino tutto il paese si trovò sommerso dall'acqua. Chissà se questi trecento vigliacchi che si sono schierati per rimbalzare una decina di madri con i loro figli scampate alla guerra hanno ascoltato gli anziani del paese raccontargli che al tempo gli abitanti di Goro trovarono ristoro nella solidarietà di tutti gli altri, dopo l'alluvione. Chissà se gli hanno raccontato che quando i goranti nel 1958 hanno chiesto un rifugio hanno trovato tutte le porte aperte: niente inumani dementi o cataste di bancali quella volta. Chissà perché quando la storia si ripete c'è sempre qualcuno che non se ne ricorda e solitamente è anche lo stesso che sbava rabbia, sventola false verità e vorrebbe legittimare i suoi istinti più bassi. Il contrappasso di quei 300 sarebbe tornare in classe a scuola degli anziani del loro paese per imparare che la solidarietà a volte è l'unica salvezza possibile quando troppe nubi si addensano. Quella stessa solidarietà che loro hanno tradito insieme alla dignità di un Paese intero che si vergogna per loro. Loro vi diranno, vedrete, che lì nel 1958 però si trattava di italiani, senza sapere che la distinzione tra nazionalità e razze è una codardia che appartiene solo a loro e che rischia comunque di ritorcersi contro. Perché se dovessimo stupidamente sezionare le caratteristiche comuni che tengono insieme un popolo in nome dei confini e delle divisioni beh, allora sono in molti a pensare di non essere della stessa razza e di non voler essere concittadini di quei 300 di Goro. Buon mercoledì. (p.s. che tristezza Renzi e Bersani che parlano di "stanchezza" e "comprensione". Che tristezza)

Chissà cosa ne pensano i nonni di questi nipoti scapestrati che a ieri Goro (e Gorino) si sono barricati cacciando un manipolo di donne e bambini rifugiati mentre loro stavano  travestiti da gladiatori rendendosi patetici agli occhi dei una nazione intera. Chissà se loro, i nonni di Goro, gliel’hanno mai raccontato che il 12 novembre del 1958 all’una e venti l’argine della marina davanti a Ca’ Romanina cedette invadendo il Bonello appena bonificato e al mattino tutto il paese si trovò sommerso dall’acqua.

Chissà se questi trecento vigliacchi che si sono schierati per rimbalzare una decina di madri con i loro figli scampate alla guerra hanno ascoltato gli anziani del paese raccontargli che al tempo gli abitanti di Goro trovarono ristoro nella solidarietà di tutti gli altri, dopo l’alluvione. Chissà se gli hanno raccontato che quando i goranti nel 1958 hanno chiesto un rifugio hanno trovato tutte le porte aperte: niente inumani dementi o cataste di bancali quella volta.

Chissà perché quando la storia si ripete c’è sempre qualcuno che non se ne ricorda e solitamente è anche lo stesso che sbava rabbia, sventola false verità e vorrebbe legittimare i suoi istinti più bassi. Il contrappasso di quei 300 sarebbe tornare in classe a scuola degli anziani del loro paese per imparare che la solidarietà a volte è l’unica salvezza possibile quando troppe nubi si addensano. Quella stessa solidarietà che loro hanno tradito insieme alla dignità di un Paese intero che si vergogna per loro.

Loro vi diranno, vedrete, che lì nel 1958 però si trattava di italiani, senza sapere che la distinzione tra nazionalità e razze è una codardia che appartiene solo a loro e che rischia comunque di ritorcersi contro. Perché se dovessimo stupidamente sezionare le caratteristiche comuni che tengono insieme un popolo in nome dei confini e delle divisioni beh, allora sono in molti a pensare di non essere della stessa razza e di non voler essere concittadini di quei 300 di Goro.

Buon mercoledì.

(p.s. che tristezza Renzi e Bersani che parlano di “stanchezza” e “comprensione”. Che tristezza)

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.