Voi che avete vomitato tutto ieri sul cadavere di Sandrine Bakayoko non ci siete mai entrati in un Centro di Prima Accoglienza, ne sono sicuro. Siete quelli che battono il tacco e sbuffano alla cassa del supermercato dietro l'anziana che cerca le monete; siete quelli che non vedete l'ora di mostrare agli amici come accuserete il cameriere di avervi portato la birra troppo calda; siete gli stessi che affilano gli insulti contro i calciatori e i politici strapagati e poi gonfiate il vostro rimborso chilometrico; siete quelli che ce l'hanno con le grandi evasioni fiscali degli altri e chiamate le vostre sopravvivenza; siete quelli che raccontano barzellette sui gay e poi la notte vi si ritrova a trans; siete quelli che non si sentono razzisti perché siete amichevoli con gli amichetti negri di vostro figlio; siete quelli che votano i salvini di destra o di sinistra perché il loro odio è la serotonina per i vostri fallimenti; siete quelli che abbaiate nei commenti e poi balbettate se vi si incrocia nella vita reale. Voi non lo sapete dov'è morta Sandrine perché se vi capitasse di entrare in un Centro di Prima Accoglienza (peggio ancora in quello di Cona) vi verrebbe la paura fottuta che il mondo un giorno si inverta e vi possa capitare di doverci transitare; urlate e puntate il dito sulla rivolta dei migranti perché è l'unica parte di tutta questa storia che vi tranquillizza, spaventati come siete da una complessità del reale che vi metterebbe subito in fuori gioco. A Cona Sandrine non è morta di morte naturale, no. Ai morti per usura non serve fare autopsie: muoiono per consunzione sfregando con le loro storie troppo spigolose contro un tempo che si illude di ridurre tutto e tutti al computo di "base per altezza" come in un tema alle scuole elementari. Sandrine è morta come muoiono gli anziani di solitudine, come muoiono i carcerati di embolo alla speranza, come muoiono i piccoli imprenditori che non intravedono più una soluzione o come muoiono tutti coloro che per eccesso di difesa si fanno isola e infine affondano. Morta per analfabetismo emotivo. Anche lei. E frollata dal salvinismo. Buona per essere mangiata, appunto. Buon mercoledì.

Voi che avete vomitato tutto ieri sul cadavere di Sandrine Bakayoko non ci siete mai entrati in un Centro di Prima Accoglienza, ne sono sicuro. Siete quelli che battono il tacco e sbuffano alla cassa del supermercato dietro l’anziana che cerca le monete; siete quelli che non vedete l’ora di mostrare agli amici come accuserete il cameriere di avervi portato la birra troppo calda; siete gli stessi che affilano gli insulti contro i calciatori e i politici strapagati e poi gonfiate il vostro rimborso chilometrico; siete quelli che ce l’hanno con le grandi evasioni fiscali degli altri e chiamate le vostre sopravvivenza; siete quelli che raccontano barzellette sui gay e poi la notte vi si ritrova a trans; siete quelli che non si sentono razzisti perché siete amichevoli con gli amichetti negri di vostro figlio; siete quelli che votano i salvini di destra o di sinistra perché il loro odio è la serotonina per i vostri fallimenti; siete quelli che abbaiate nei commenti e poi balbettate se vi si incrocia nella vita reale.

Voi non lo sapete dov’è morta Sandrine perché se vi capitasse di entrare in un Centro di Prima Accoglienza (peggio ancora in quello di Cona) vi verrebbe la paura fottuta che il mondo un giorno si inverta e vi possa capitare di doverci transitare; urlate e puntate il dito sulla rivolta dei migranti perché è l’unica parte di tutta questa storia che vi tranquillizza, spaventati come siete da una complessità del reale che vi metterebbe subito in fuori gioco.

A Cona Sandrine non è morta di morte naturale, no. Ai morti per usura non serve fare autopsie: muoiono per consunzione sfregando con le loro storie troppo spigolose contro un tempo che si illude di ridurre tutto e tutti al computo di “base per altezza” come in un tema alle scuole elementari. Sandrine è morta come muoiono gli anziani di solitudine, come muoiono i carcerati di embolo alla speranza, come muoiono i piccoli imprenditori che non intravedono più una soluzione o come muoiono tutti coloro che per eccesso di difesa si fanno isola e infine affondano. Morta per analfabetismo emotivo. Anche lei. E frollata dal salvinismo. Buona per essere mangiata, appunto.

Buon mercoledì.