Dice Giuliano Pisapia che i giornali che raccontano la sua incessante attività di rastrellamento tra i deputati di Sinistra Italiana e sindaci e eletti nei consigli regionali dicono il falso. Dice Pisapia che non sarà la stampella di nessuno e smentisce di volere candidare la Boldrini alle possibili primarie (che chiameranno del centrosinistra ma saranno solo del PD più Pisapia) che Renzi ha in mente per calcare la mano sul fingersi di sinistra applicando politiche di destra. Pisapia smentisce e io smentisco la sua smentita. Per un motivo semplice: so, come sanno molti giornalisti e molti iscritti a Sel, che il "campo progressista" sta pensando a un nome e a un simbolo, che aspetta di sapere quale sarà la prossima legge elettorale per poi trovare la narrazione migliore e agire da stampella a Renzi fingendo di sfidarlo e so che coltiva il sogno recondito di riuscire a prendersi tutta Sinistra Italiana in un boccone solo sapendo che non ci riuscirà. Pisapia smentisce di pensare a un partito e poi dice "il campo progressista lavorerà per avere primarie di centrosinistra contendibili e con un programma condiviso." Pisapia smentisce di avere lanciato la Boldrini ma poi dichiara "ma come si può pensare che io possa lanciare in ipotetiche primarie del centrosinistra la terza carica dello Stato? Sarà lei a fare le sue scelte." E quando dice "non intendo in nessun modo interferire sul congresso del Pd piuttosto che su quello di Sinistra Italiana" sa benissimo che il fatto di essere in campo ha già cambiato gli equilibri. È la politica, bellezza. Che poi Pisapia diventi improvvisamente il maestro cerimoniere del realismo secondo cui (parole sue) "se non riusciamo a stare insieme vince Trump e trionfano i populisti" e quindi finirà ad essere la stampella di Renzi (se la prenda pure, ce ne faremo una ragione) è semplice tattica. Tattica politica che non ha nulla a che vedere con il senso di responsabilità che vorrebbe insegnarci: c'è chi ritiene potabile la visione renziana del Paese e chi no. E l'affannosa opera di camuffamento dei mille giorni di Renzi  (che intanto il segretario del PD sta cominciando anche all'interno del partito) sarà la più moderna messinscena politica degli ultimi anni. Meglio così. Chi ritiene potabile questo Pd alzi la mano e faccia la sua scelta. In fretta. E la sinistra poi la smetta con questa sindrome piddina e si metta a lavorare. C'è un Paese da ricostruire su uguaglianza, diritti e lavoro. "Temi che non si possono affrontare in modo ideologico" ci insegna Pisapia. E chissà cosa ne pensano gli stremati dal realismo del centrosinistra che è riuscito dove nemmeno la destra aveva osato. Buon mercoledì.

Dice Giuliano Pisapia che i giornali che raccontano la sua incessante attività di rastrellamento tra i deputati di Sinistra Italiana e sindaci e eletti nei consigli regionali dicono il falso. Dice Pisapia che non sarà la stampella di nessuno e smentisce di volere candidare la Boldrini alle possibili primarie (che chiameranno del centrosinistra ma saranno solo del PD più Pisapia) che Renzi ha in mente per calcare la mano sul fingersi di sinistra applicando politiche di destra.

Pisapia smentisce e io smentisco la sua smentita. Per un motivo semplice: so, come sanno molti giornalisti e molti iscritti a Sel, che il “campo progressista” sta pensando a un nome e a un simbolo, che aspetta di sapere quale sarà la prossima legge elettorale per poi trovare la narrazione migliore e agire da stampella a Renzi fingendo di sfidarlo e so che coltiva il sogno recondito di riuscire a prendersi tutta Sinistra Italiana in un boccone solo sapendo che non ci riuscirà.

Pisapia smentisce di pensare a un partito e poi dice “il campo progressista lavorerà per avere primarie di centrosinistra contendibili e con un programma condiviso.” Pisapia smentisce di avere lanciato la Boldrini ma poi dichiara “ma come si può pensare che io possa lanciare in ipotetiche primarie del centrosinistra la terza carica dello Stato? Sarà lei a fare le sue scelte.” E quando dice “non intendo in nessun modo interferire sul congresso del Pd piuttosto che su quello di Sinistra Italiana” sa benissimo che il fatto di essere in campo ha già cambiato gli equilibri. È la politica, bellezza.

Che poi Pisapia diventi improvvisamente il maestro cerimoniere del realismo secondo cui (parole sue) “se non riusciamo a stare insieme vince Trump e trionfano i populisti” e quindi finirà ad essere la stampella di Renzi (se la prenda pure, ce ne faremo una ragione) è semplice tattica. Tattica politica che non ha nulla a che vedere con il senso di responsabilità che vorrebbe insegnarci: c’è chi ritiene potabile la visione renziana del Paese e chi no. E l’affannosa opera di camuffamento dei mille giorni di Renzi  (che intanto il segretario del PD sta cominciando anche all’interno del partito) sarà la più moderna messinscena politica degli ultimi anni.

Meglio così. Chi ritiene potabile questo Pd alzi la mano e faccia la sua scelta. In fretta. E la sinistra poi la smetta con questa sindrome piddina e si metta a lavorare. C’è un Paese da ricostruire su uguaglianza, diritti e lavoro. “Temi che non si possono affrontare in modo ideologico” ci insegna Pisapia. E chissà cosa ne pensano gli stremati dal realismo del centrosinistra che è riuscito dove nemmeno la destra aveva osato.

Buon mercoledì.