Anarchy in the monarchy: oltre al mix scintillante di ricchezza, nobiltà e successo quello che viene rappresentato è il sogno di una vita normale, un topos letterario che, quando si parla di regalità, sopravvive dai tempi de “Il principe e il povero”.
Se non siete amanti del genere fantasy non lasciatevi spaventare, l’altrove raccontato qui, come nelle migliori distopie, è una buona metafora del mondo reale.
Dal 6 giugno la terza serie. Le attese del pubblico sono altissime tanto che la casa di produzione Netflix ha cominciato a rilasciare in rete una serie di anticipazioni.
Fiction o no, i riflettori si accendono sui corridoi di palazzo. Tanto che, anche nella realtà, i “retroscena” dell’azione di Governo finiscono per mescolarsi alla comunicazione istituzionale.
Tra musicisti in attesa dell’occasione della vita, vecchi direttori d’orchestra restii al pensionamento, giovani conduttori dal fascino latino, violoncelliste ninfomani e party alcolici in cui ci si sfida all’ultima nota, Mozart in the jungle ci getta nel bel mezzo dell’arena, o meglio, nella buca d’orchestra.
Nel piccolo schermo tutto è cambiato con l’avvento del “secondo schermo”: quello del pc, dei tablet o degli smartphone con cui twittiamo live i telefilm in onda o seguiamo via streaming le peripezie dei nostri eroi. Internet ha cambiato le regole del gioco.