Oltre 540mila cittadini Ue hanno firmato a sostegno della proposta di legge per prevenire e combattere le violenze sui minori e per intensificare gli sforzi a sostegno delle vittime, soprattutto psicologico
Foto di Simone Padovani, Justice initiative Un numero importante, da tenere a mente: 541.041. Tante sono le firme di cittadini Ue raccolte in meno di due anni a sostegno di una proposta di legge europea per aumentare il più possibile la protezione dei minori dalle molestie e dalle violenze “sessuali”, con particolare attenzione ai pericoli che arrivano dal web, e fornire assistenza psicologica alle vittime. Nel 2022, nel mondo, ci sono state 32 milioni di segnalazioni di sospetto adescamento e pedo-pornografia online. Circa 1,5 mln (quasi il 5%) ha riguardato bambine e bambini residenti nei Paesi dell’Unione europea, Italia compresa. L’Europa è diventata ormai il centro di distribuzione e commercio di immagini pedopornografiche. Dietro ogni fredda e straziante statistica, troviamo storie di bambini sopravvissuti che hanno subito gravissimi danni fisici e psicologici da predatori che approfittano della facilità con cui possono interagire con le loro vittime attraverso Internet. «Questa situazione deve cambiare e la proposta di legge dell’Unione europea ha il potere di farlo» sostengono i promotori dell’iniziativa che il 6 dicembre scorso hanno depositato le firme presso il Parlamento Ue di Bruxelles nelle mani dell’eurodeputata Hilde Vaultmans, copresidente dell’Intergruppo per i diritti dell’infanzia. “Justice initiative”, questo il nome del progetto, che è stato lanciato nel settembre del 2021 a Berna dalla Fondazione Guido Fluri, con il supporto di 40 organizzazioni per i diritti dei minori e centinaia di sopravvissuti a molestie e violenze subite in età prepubere. Anche Left, da sempre sensibile a questi temi, ha contribuito alla raccolta firme (v. Left dell’1 ottobre 2021) che è avvenuta in tutti i Paesi dell’Ue, dalla Spagna alla Germania, dalla Grecia alla Romania, dalla Finlandia alla Svezia e altri ancora. «Avevo tra gli 8 e gli 11 anni quando un mio prozio, che era un prete missionario, mi violentò. Me lo presentò come una scoperta del mio corpo, poi come una forma di educazione sessuale. Seguirono quasi 10 anni di parziale amnesia traumatica. Avevo 12 anni quando due miei cugini (di 13 e 15 anni) mi violentarono. Hanno presentato il loro crimine come un gioco. Ne seguirono 15 anni di amnesia traumatica totale» racconta Arnaud, una delle vittime francesi che hanno sostenuto Justice initiative sin dall’inizio, la cui testimonianza insieme a tante altre è stata raccolta dal fotografo e psicologo di comunità Simone Padovani nel suo libro Shame. European stories allegato al dossier depositato al Parlamento Ue.

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