Il rapporto con l'altro, la passione, la dialettica vitale eppure spesso sanguinosa con il maschile fanno da sotto testo anche a questo nuovo album, Nostalgia, appena uscito in Italia.

Che Annie Lennox avesse una voce che scava in profondità nei sentimenti e capace di scalare altezze vertiginose lo sapevamo dai tempi degli Eurythmics. Graffiante, scontrosa e d’un tratto solare, con i suoi immensi sorrisi. Capace di affascinare passando con agilità dal look androgino alla sgargiante frivolezza di piume e lustrini.

La teatralità delle sue interpretazioni eleganti e, insieme, ribelli ne hanno fatto la perfetta icona pop degli anni Ottanta e Novanta. Basta ricordare alcuni videoclip già entrati nella storia della musica, come quello dedicato al brano “Why” il singolo estratto dal suo album Diva del 1992 in cui interpretava una malinconica show girl in scintillante abito da “sirena”. Oppure basta ricordare sue grintose perfomances in tuta di pelle nera come nel video di “Thorn on my side”, dove le cantava ad un uomo deludente e oppressivo.

20141101_Annie_Lennox_NostalgiaIl rapporto con l’altro, la passione, la dialettica vitale eppure spesso sanguinosa con il maschile fanno da sotto testo anche a questo nuovo album, Nostalgia, appena uscito in Italia. Ma in una chiave nuova, più raffinata e matura. Annie racconta oggi nelle interviste di non essere più disposta a rincorrere l’altro perdendo di vista se stessa, avendo trovato il coraggio di dire sani “no”.

Qualunque sia stato il suo percorso di vita in questi quattro anni di silenzio discografico (il suo ultimo album, A Christmas Cornucopia, risale al 2000 ), ciò che colpisce fin dal primo ascolto del suo nuovissimo Nostalgia è la straordinaria qualità del suono e dell’interpretazione. Non è la prima volta che Annie Lennox si cimenta con standard jazz e grandi classici della storia del blues, ma in Nostalgia trova una profondità e una compattezza incomparabili.

Senza voler far colpo con acrobazie di voce come accadeva in passato, qui trova una ricchezza espressiva da non far rimpiagere le grandi voci del jazz a cui questi standard restano per sempre legati. E parliamo di capolavori degli anni 30 e 40 come”Summertime” di Gershwin, di “Strange Fruit”di Abel Meeropol e ancora di “Put a Spell On You” di Screamin Jay Hawkins. Pezzi resi memorabili da regine del jazz come Billie Holiday e Nina Simone.