“È fatta, Renzi e Berlusconi hanno già parlato e trovato l’accordo. Muti presidente, Gianni Letta segretario generale. Colpo di genio. Voglio vedere chi dirà no a Riccardo Muti!”. Chi avrebbe il coraggio di opporsi a tanto orgoglio nazionale? Lui è il vero made in Italy, il meglio che l’Italia ha nel mondo. Suo segretario generale? Gianni Letta”.

Metti che una sera mentre viaggi in macchina ascoltando la radio incappi in Giuseppe Cruciani e siccome la serata è delle peggiori, a peggiorare la situazione ci metti Vittorio Sgarbi, ospite de la Zanzara che tra le molte che spara, ne dice una che ti rimane in testa.

Il prossimo presidente della Repubblica? “Io ce l’avrei, Riccardo Muti. Chi meglio di lui? Se Berlusconi fosse intelligente abbastanza, lo capirebbe e si metterebbe d’accordo con Renzi. Ma siccome non lo è – rincara la dose Sgarbi – non lo farà”. Che stupidaggine penso, la solita sparata. Che c’entra Muti con la presidenza della Repubblica? Lui, mitico direttore d’orchestra. Uno dei migliori certamente, ma che ne sa di politica e soprattutto che c’entra con la politica? Siamo alla solita follia.

Poi però una sera a cena ti siedi a tavola, in una di quelle tavole importanti delle cene importanti, dove si parla di quello che gira “in alto” nel Paese. Si passa da Matteo Renzi alla Rai e ad un certo punto uguale. Tutto uguale. Il prossimo presidente della Repubblica? “Vi stupirà, Matteo vi stupirà, ha avuto un vero colpo di fantasia”. E tace. A parlare, convinto e felice, è il più importante a quella tavola, il più dentro, il più “aderente” al potere, quello sempre a fianco di chi vince. L’effetto è voluto: Beh dai, ci lasci così, non ce lo dici? “Ve lo dico ma non ditelo. Riccardo Muti!”. E per la seconda volta penso e, questa volta, dico: Muti? Ma che c’entra? è un magnifico direttore d’orchestra ma con la presidenza della Repubblica… gli riderebbero tutti dietro a Renzi, chi lo accetterebbe mai? “è stupida”, lo ha pensato ne sono certa, ma non lo ha detto. La risposta però è immediata. “Che c’entra??? Chi avrebbe il coraggio di opporsi a tanto orgoglio nazionale? Lui è il vero made in Italy, il meglio che l’Italia ha nel mondo. Suo segretario generale? Gianni Letta”.

La bottiglia di vino è ancora piena, gli occhi sono lucidi, l’espressione galvanizzata. Sicuro? “È fatta, Renzi e Berlusconi hanno già parlato e trovato l’accordo. Muti presidente, Gianni Letta segretario generale. Colpo di genio. Voglio vedere chi dirà no a Riccardo Muti!”.

E Muti ha accettato? “Renzi lo deve incontrare a Firenze tra qualche giorno, ma accetterà vedrai”. Per la seconda volta, nel giro di due giorni, sento la stessa cosa. Uno che la spara alla radio, l’altro che la spara nel salotto buono. “Renzi? – si diverte a tavola – è cattivissimo, di una cattiveria innata. Non gliene frega niente della sinistra, proprio niente. Vuole fare la Democrazia cristiana”. Il partito della Nazione? “Chiamala come ti pare, ma è la Democrazia cristiana! Un bel partitone al centro che ingloba tutto con due piccole appendici a destra e a sinistra. La Pira, Fanfani questo è il suo pantheon. Per il resto, non sa niente di niente”.

La bottiglia si svuota, l’enfasi aumenta. Come non sa niente di niente? “Niente di niente. Ma è un animale politico come non ne vedevo da tempo e questo serve all’Italia”. Che voglia dire non lo so, ma la moraletta a queste cene è d’obbligo, non scappi né controbatti, non sta nel copione della serata. Al massimo puoi annuire con occhio rapito e intuire che la politica è marketing, bellezza! Mi rimane una sola domanda: ma il governo dura? “No. Va alle elezioni tra marzo e maggio. Non la regge questa crisi economica, lo vedi che cominciano a contestarlo?”. Sì, lo vedo. E come le vince le politiche in mezzo al disastro? “Con Maastricht. Il suo cavallo sarà: questa non è l’Europa di Maastricht, questa è l’Europa della Germania. Facciamo la vera Europa. Quella del trattato di Maastricht. E vince”. Già, vince. È contento lui, gli brillano gli occhi. La politica è vincere.

La bottiglia è finita. Sono le serate in cui torni a casa pensando che non torna niente ma poi pensandoci bene, torna tutto. Nell’era della politica leggera e della Moncler, non c’è niente di meglio che la “pazza idea” di fare Riccardo Muti presidente della Repubblica. Pensateci bene, è perfetto. Uno dei migliori brand, forse il migliore, che abbiamo: Cavaliere di Gran croce della Repubblica Italiana, grand’ufficiale della Repubblica federale tedesca, ambasciatore onorario dell’Onu, Ufficiale della Legion d’Onore in Francia, Cavaliere dell’impero britannico e non solo. Tutti, ma proprio tutti, da Putin a Israele fino a Benedetto XVI lo hanno insignito di premi e molte, moltissime università italiane e straniere gli hanno conferito la laurea honoris causa.

Senza contare che Riccardo Muti, italiano di Napoli, ha diretto le più prestigiose orchestre del mondo: dai Berliner Philharmoniker fino ai Wiener Philharmoniker. Ed è un imponente e riconosciuto studioso di Giuseppe Verdi -il più patriota dei patrioti -. Nel 2011, il suo Nabucco – ospite d’onore proprio Napolitano – fu il fiore all’occhiello delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Già imperatore di Ravenna con i suoi concerti “Le vie dell’Amicizia”… voi capite? Altro che Oscar Farinetti e la sua robiolina made in Italy. Qui siamo al top del colpo di genio, quello del “ce lo invidiano tutti”! E la pazza idea non è poi più tanto pazza.