Il costo della corruzione si scarica sull’intera società. Su coloro che cercano una casa a basso prezzo; sugli artigiani che cercano un locale per lavorare; sui giovani che vorrebbero tentare di mettere in piedi un’attività economica ed aprirsi una prospettiva nella vita. Tutte queste esigenze della società sono soffocate dal malaffare e dalla malapolitica ed è ora di chiudere per sempre questa tragica spirale che rischia altrimenti di portare al fallimento l’Italia.

Lo scandalo romano sta assumendo contorni che lo rendono più grave di Tangentopoli. Anche in quel periodo i casi di corruzione individuale erano diffusi, ma a differenza di allora, sembra oggi che le amministrazioni pubbliche siano state conquistate dal malaffare e ridotte a servizio degli interessi privati.

Nelle intercettazioni leggiamo che oltre alla privatizzazione dei servizi pubblici – dall’assistenza alle categorie socialmente più deboli alla cura dei giardini – inizia a prendere corpo anche un altro filone fondamentale dello scandalo: i risvolti nel settore urbanistico e delle costruzioni. Un caso di scuola ci viene da una delle tante varianti che l’urbanistica contrattata aveva costruito su misura degli interessi della proprietà immobiliare. In uno dei quartieri più qualificati della capitale, Monteverde, grazie all’intervento della cricca Carminati – Buzzi, viene emessa “in tre giorni” la concessione edilizia per costruire 90 appartamenti che per un comune mortale comporta un’attesa di mesi se non di anni. È evidente che i ritardi della pubblica amministrazione siano costruiti ad arte per poter poi favorire le imprese e i proprietari “amici”.

Con la parallela inchiesta sul deputato del Pd Marco Di Stefano, scopriamo invece il motivo strutturale delle folli quotazioni immobiliari nel nostro Paese. L’inchiesta ha infatti svelato che un grande proprietario immobiliare, Pulcini, ottiene che per un suo immobile venga concluso un contratto di affitto con la Regione Lazio (Di Stefano era allora, 2008, assessore regionale) per un affitto annuo di 7, 8 milioni che i magistrati giudicano “esorbitante e fuori mercato”. L’interessamento dell’uomo politico viene ricambiato con una tangente di un milione e ottocentomila euro. È scontato che questa somma di danaro sarà stata caricata sulla valutazione economica dell’affitto ed è in base a questo meccanismo scellerato che i valori di locazione sono sempre molto alti nonostante la crisi del settore immobiliare.

Il costo della corruzione si scarica dunque sull’intera società. Su coloro che cercano una casa a basso prezzo; sugli artigiani che cercano un locale per lavorare; sui giovani che vorrebbero tentare di mettere in piedi un’attività economica ed aprirsi una prospettiva nella vita. Tutte queste esigenze della società sono soffocate dal malaffare e dalla malapolitica ed è ora di chiudere per sempre questa tragica spirale che rischia altrimenti di portare al fallimento l’Italia.