Nel giugno 1978 politica e Mondiali vanno di pari passo. Mentre il Presidente della Repubblica si dimette, Bearzot porta gli Azzurri alla finalina nel campionato all’ombra del generale Videla.

Nel giugno ’78, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone rassegna le dimissioni due settimane prima dell’inizio del semestre bianco e due settimane dopo l’inizio del Mundial argentino. Gli azzurri hanno stravinto il girone di primo turno: 2-1 alla Francia, 3-1 all’Ungheria e 1-0 ai padroni di casa, sfrattati dal Monumental di Buenos Aires e spediti a Rosario per proseguire contro Brasile, Polonia e Perù, il cammino verso un titolo patrocinato più dalla Cia che dalla Fifa.

Non sono previste semifinali e l’Italia debutta nel gruppo da cui uscirà l’altra finalista pareggiando 0-0 con la Germania Ovest campione in carica e priva dei gioielli Franz Beckenbauer, ormai divo nel campionato americano Gerd Muller ancora in forza al Bayern, ma congedatosi dalla Mannschaft dopo la storica finale del ’74. I 22 convocati di Bearzot sono 9 juventini, 6 granata e altri 7 rappresentanti ciascuno un club diverso: Bellugi il Bologna, Antognoni la Fiorentina, Paolo Rossi il Lanerossi Vicenza, Bordon l’Inter, Maldera il Milan, Paolo Conti la Roma e Manfredonia la Lazio.

Prima in classifica è l’Olanda, allenata dall’austriaco Ernst Happel, capace di rifilare cinque reti proprio alla sua Austria sul prato di Cordòba. E il tutto senza Johann Cruyff rimasto a Barcellona piuttosto che mettere nelle mani del generale Videla la propria sicurezza personale prima ancora che la propria immagine di campione. E non avrebbe cambiato idea nemmeno su preghiera della regina Giuliana, al momento troppo impegnata nel muovere più diplomazia possibile per diluire l’imbarazzante coinvolgimento del Principe consorte Bernardo nello scandalo Lockheed, lo stesso che ha travolto il nostro presidente Leone e buona parte del governo della Germania federale.

E per fortuna che il Giappone, il quarto Paese impelagato nell’acquisto dei velivoli militari di fabbricazione americana, non ha superato le strette maglie delle qualificazioni asiatiche altrimenti sarebbe stato un girone davvero perfetto. Nella fattispecie italiana si tratta degli Hercules C-130, molto simili se non addirittura gli stessi che la giunta argentina usava per trasportare i prigionieri politici a largo della costa prima di buttarli in fondo al mare con il plauso della Chiesa.

Per la seconda giornata: Olanda-Germania 2-2 e Italia-Austria 1-0 con un gol di Pablito Rossi. Nell’ultima gara contro gli arancioni, sempre primi per differenza reti, andiamo in vantaggio dopo venti minuti grazie a una maldestra scivolata di Brandts che mette fuori causa e fuori uso il portiere Schrijvers. Il sostituto Jongbloed non farà neanche una parata, così come Dino Zoff, tradito dal sole basso dell’inverno australe e da due missili radiocomandati. Perdiamo 2-1: Olanda alla finalissima e Italia alla finalina contro il Brasile, vittima nel frattempo di una patetica combine tra i padroni di casa e il Perù.

Il 29 giugno, a giochi ormai fatti, si tiene il primo scrutinio per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. I blocchi contrapposti in Parlamento non si chiamano Juve e Toro, ma Dc e Pci con i rispettivi candidati: Guido Gonella, omonimo di Sergio, l’arbitro italiano della finale tra Olanda e Argentina, e Giorgio Amendola. Soltanto l’8 luglio, al sedicesimo tentativo, viene eletto il candidato socialista: il partigiano Sandro Pertini. Con lui finalmente la Nazionale azzurra avrebbe vinto il titolo.