Bloccata nel traffico di Roma mentre il Presidente sta facendo il discorso di insediamento, me lo perdo. Arrivo in redazione e mi chiedono: indovina cosa ha detto? D'accordo: provo a indovinare.

Traffico. Traffico, traffico, traffico. Ah ecco, è normale: ci sono i vigili. Ma questi uomini in divisa, lo sanno che stanno boicottando il mio diritto di ascoltare la benedizione alla Nazione del nostro nuovo Presidente? Il Presidente sta facendo il discorso di insediamento, e io non lo posso sentire a causa di pubblici ufficiali. Paradossi del nostro Paese. Sono momenti solenni che un cittadino animato da amor di patria non dovrebbe perdersi. Un po’ come il discorso di Capodanno: quanti di noi alle 20 in punto del 31 dicembre non stanno incollati – naturalmente sobri – davanti alle patrie reti unificate? Non ci posso credere che me lo sto perdendo. Allora provo a immaginarlo.

Ecco, lo scrivo io. Tanto per cominciare: viva la Repubblica (sia mai qualcuno facesse confusione) e viva la Democrazia (qualunque cosa significhi). Dopodiché, il Presidente rivolgerà il suo primo saluto alle donne. Perché noi siamo importanti. Per la famiglia. Le donne sono il pilastro della famiglia e consentono agli uomini di andare a lavorare.

E col nostro stato sociale, per fortuna che ci sono loro, altrimenti chi si occuperebbe dei disabili? Senz’altro la carità cristiana anima il nostro Paese, è evidente – basta guardare le persone alla guida. Quindi il Presidente ringrazierà colui che veramente lo merita. L’Ispiratore di gesti di solidarietà e coraggio. È un presidente di sinistra (in fondo), quindi il simbolo sarà una persona che lavora sodo, perché è sul lavoro (degli altri, ma sono dettagli) che è fondato il nostro Testo Sacro. Costituzione e lavoro, lavoro e Costituzione: sicuramente prenderà a modello qualcuno che incarna questi valori.

Qualcuno che salva vite e cerca di renderle migliori, che non vive nel lusso e ripudia la guerra. Sicuramente… no, non un magistrato, sarebbe autocelebrativo e noi siamo per l’umiltà; e no, non un medico come Gino Strada, sarebbe banale e poi noi siamo no-logo. Qualcuno più a sinistra, qualcuno che si fa chiamare per nome. Se fosse anche cattolico magari, sarebbe meglio. Ecco si, Francesco. Ringrazierà il papa.

E non si pensi che uno stato laico sia migliore di uno stato di ispirazione cristiana, perché : NON È COSÌ. Non si può vivere di miti.

Poi parlerà dei giovani, della loro centralità nel percorso di miglioramento dell’Italia. I giovani: futuro della nostra nazione. E della scuola: il diritto all’istruzione. Perché, l’istruzione cura le coscienze. I ragazzi devono andare a scuola, per essere strappati alla mafia. La lotta alla mafia e alla corruzione – che vanno sempre in coppia – dev’essere il primo pilastro coraggioso di ognuno di noi. Pensiamo al sacrificio di Falcone e Borsellino. Troppi sono morti per la mafia. Troppi ne vivono ancora, di mafia. Ma magari questo non lo dirà, perché non sta bene e ci saranno troppi presenti che potrebbero aversene a male, magari pensano stia parlando di loro, magari gli avrà stretto la mano. E non sta bene iniziare un Settennato in nome della contraddizione.

Ma soprattutto, la scuola tiene viva la Memoria. Quella del passato passato che non fa più male ai presenti, perché la memoria a breve termine quella lasciamola ai giornali che tanto a fine giornata si buttano. No, il nostro Presidente parlerà della Storia, perché noi siamo la nostra Storia e la nostra storia racconta di un popolo che ha difeso la propria libertà… Si, d’accordo, siamo stati anche fascisti, con l’appoggio delle gerarchie ecclesiastiche e monarchiche, ma vuoi mettere? La Resistenza! Noi siamo il popolo della Resistenza. A oltranza, oserei dire.

E a proposito di difesa: grazie alle Forze Armate (anche ai vigili di cui sopra?), che ci tutelano il nome della legalità, accompagnando la lotta alla corruzione, piaga più punitiva di tutte le altre sette. Perché il senso delle Istituzioni, gli italiani lo devono avere tutti! Noi siamo le Istituzioni. E lasciamo perdere che le Istituzioni non sanno chi siamo noi: non siate egocentrici.

Non pensiamo a cosa può fare il nostro Paese per noi, ma a cosa noi possiamo fare per il nostro Paese. No, mi sa che questo forse era un altro. Questa, era un’altra storia. La nostra, è lastricata di buoni propositi e standing ovation.

C’ho preso?

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.