Prima di parlare delle riforme, certamente indispensabili ma che rischiano di diventare controriforme, è bene partire dalla legalità, dal diritto, dai principi inviolabili della persona umana e dalla necessità di non lasciarli solo sulla carta, ma di creare le condizioni per la loro realizzazione.

Forse da giovane sarà anche stata “la più bella del mondo”, come ancora sostiene Bersani, ma dopo esser stata massacrata per decenni è impensabile fingere che oggi sia in buona salute. Di chi stiamo parlando? Della Costituzione italiana! Sì, perché se «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge» ed «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» (art. 3), allora è doveroso, come ha ricordato il nuovo presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso alla Camera, prestare attenzione alla condizione delle persone disabili.

Più che promuovere «le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro», la Repubblica continua a mantenere sistemi assistenzialistici che assorbono risorse che sarebbero preziose per il welfare. «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani» (art. 7), ma i privilegi del potere clericale ancora sopravvivono, e ancora più sopravvivono leggi di epoche magari trascurate dal nuovo corso Vaticano ma non certo cancellate.

«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica» (art. 13), ma spesso adotta leggi illiberali proprio a causa di un analfabetismo scientifico oltre che delle derive clericali di cui sopra. Se «la libertà personale è inviolabile», che dire del fatto che l’Italia è costantemente condannata dalla Corte europea dei Diritti dell’uomo per i tempi della giustizia e i trattamenti disumani nelle carceri, senza che nemmeno il messaggio alle Camere dell’allora presidente Napolitano sia riuscito a indurre il Parlamento a reagire?

Infine, se «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge» (art.32), perché lo stesso Parlamento continua a girarsi dall’altra parte senza discutere davanti al fatto che quotidianamente malati terminali si lanciano da un balcone o muoiono tra atroci sofferenze perché lo Stato si accanisce contro di loro? Ed è sempre lo stesso Parlamento che sceglie di non modificare una legge dichiarata parzialmente incostituzionali dalla Corte costituzionale in materia di fecondazione medicalmente assistita e lascia che siano i giudici ad intervenire pur di non riportare la discussione nell’agenda politica.

Questa è la fotografia del nostro tempo, ma è anche la prima agenda di lavoro per il nuovo presidente della Repubblica. Prima di parlare delle riforme, certamente indispensabili ma che rischiano di diventare controriforme, è bene partire dalla legalità, dal diritto, dai principi inviolabili della persona umana e dalla necessità di non lasciarli solo sulla carta, ma di creare le condizioni per la loro realizzazione.

Oggi più che mai risuonano le parole di Piero Calamandrei pronunciate il 26 gennaio 1955 in occasione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana: «Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo […] a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere!».

Già, un lavoro enorme, se pensiamo che l’Italia da allora è riuscita ad andare nella direzione opposta, perdendo per strada anche la “forma” della democrazia e dello Stato di diritto.

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*Segretario nazionale Associazione Luca Coscioni

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