Le vittime, i profughi annegati, non sono solo i 350 di ieri e i 600 del 3 e dell’11 ottobre scorso a Lampedusa, ma anche decine di migliaia di dispersi invisibili, non conteggiati, non pervenuti.

Le parole sono state svuotate, sventrate. Nessun commento, nessun pianto, nessuna sentenza sembra poter ridare una coscienza all’Europa. La fossa comune sotto casa nostra è ormai talmente profonda ed evidente che nessuno la vuole vedere, né arginare. Le vittime – i profughi annegati -, non sono solo i 350 di ieri e i 600 del 3 e dell’11 ottobre scorso a Lampedusa, ma anche decine di migliaia di dispersi invisibili, non conteggiati, non pervenuti, anche se secondo l’Unhcr sarebbero circa 3500 nel solo 2014. Lasciati annegare in quell’abisso tra Africa e Europa, non di mare ma di politica.

Fatti sparire. Non da comodi “trafficanti di morte”, come i media e Alfano & Co raccontano, ma da lucide scelte di burocrati e politici folli: con la sospensione di Mare Nostrum e il ritiro delle navi di salvataggio, si è decisa l’omissione di soccorso a tavolino. Quei crimini contro l’umanità hanno responsabilità e nomi precisi che la Storia e il Tribunale Permanente dei Popoli stanno già indagando.

Su questo nuovo fronte bellico, le vittime sono profughi che avrebbero diritto alla protezione internazionale. Siriani e Eritrei che fuggono dalle bombe e dai lager libici, uccisi due volte. Interi territori che abbiamo contribuito a dilaniare si stanno svuotando nel mare. Come sangue. Centinaia di barconi sono schiacciati tra due fronti, alle spalle trincee davanti a loro i muri dell’Ue; per non menzionare i nostri disastrosi interventi (come aver destituito Gheddafi, unico argine per i clan jihadisti in Libia, o aver lasciato che la Siria venisse distrutta totalmente dando il via all’esodo, tragico, di un intero popolo).

Bisogna indagare su una regressione collettiva che è epocale. Quella pulsione a non vedere, quella complicità di fronte ad una sparizione di massa, che precipita anche noi in questa voragine di inciviltà. Come spiegarla? Quale psicopatologia, quale morbo europeo, ha potuto avanzare a tal punto da farci trovare di nuovo di fronte all’incubo? Lo credevamo passato, circoscritto a quel periodo storico che non si sarebbe mai potuto ripresentare. Che non si poteva, non si doveva, che non si deve ripetere.