Al di là delle strategie politiche che strattona la magistratura a propria immagine e somiglianza, ciascuno di noi d’ora in poi dovrà cercare di dare una risposta nelle sedi opportune e nei casi che di volta in volta si presenteranno.

“Oggi la responsabilità civile dei magistrati è legge”, twitta entusiasta il nostro presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il motivo? A proposito di responsabilità: i 37 milioni di multa della procedura d’infrazione pendente sul nostro paese in sede Europea per mancata applicazione del diritto comunitario. In ogni caso, con la legge Buemi, da oggi i magistrati saranno civilmente responsabili del proprio operato.

Da oggi. Perché invece ieri? In realtà, anche. La legge Vassalli (la 117 del 1988) infatti, stabiliva la responsabilità indiretta, ovvero la possibilità del cittadino di chiedere un risarcimento danni causato dall’azione di un magistrato allo Stato. Il magistrato sbaglia, il cittadino fa ricorso citando lo Stato, lo Stato paga di tasca propria (ed eventualmente avvalendosi del diritto di rivalsa sul magistrato), protegge l’individuo e al tempo stesso l’istituzione della magistratura evitando però così la personalizzazione del conflitto. Se sono vittima di malagiustizia, penserà un cittadino, è un fatto personale eccome. Ma cosa succede se si elimina questo filtro, e il magistrato diventa direttamente esposto?

Lo vedremo con l’applicazione del testo appena approvato alla Camera: il disegno di legge con 265 sì, 51 no e 63 astenuti. La Lega, Fi, Sel, Fdi e Alternativa Libera si sono astenuti. Il M5S ha votato contro. Al di là delle strategie politiche che strattona la magistratura a propria immagine e somiglianza, il quesito a cui ciascuno di noi d’ora in poi dovrà cercare di dare una risposta nelle sedi opportune e nei casi che di volta in volta si presenteranno con la sua messa in atto, è: maggiore giustizia per i cittadini o intimidazione dei magistrati?

Fermo restando la suddetta responsabilità indiretta, ecco le novità che entusiasmano il premier:

  1. Rimozione del filtro di ammissibilità dei ricorsi: se prima si verificavano in un’apposita udienza (affidata al tribunale distrettuale), i presupposti di un ricorso, uno su tutti la sua fondatezza, ora questa “finezza” viene semplicemente cancellata. Saltata a pié pari la possibilità di scremare le cause contro le toghe. Una “finezza” senza la quale, come ha decretato la stessa Consulta, viene pregiudicato un piccolo dettaglio: la costituzionalità dell’intera legge. Anche perché, si noti, i ricorsi, andranno presentati alla Presidenza del consiglio. Senza contare la valanga di procedimenti anche inutili di cui verranno sommersi i già sommersi tribunali;
  2. Obbligo di rivalsa: se prima lo Stato poteva chiedere il risarcimento al magistrato, ora l’azione diventerà obbligatoria. In caso di diniego di giustizia, violazione con dolo o negligenza inescusabile, lo Stato chiederà al “giudice colpevole” di risarcire il danno, con lo stipendio netto annuo fino alla metà. Se poi c’è il dolo, l’azione risarcitoria è totale. Finora, l’entità della soglia per la rivalsa era fissata a un terzo. Perché lo Stato dovrebbe pagare per gli errori della magistratura? Si chiederà il popolo, e chiederà al popolo il populista. Non a caso “il magistrato che ha sbagliato paghi”, era uno dei caposaldi del berlusconismo, ora prontamente adottato da Renzi e difeso da Orlando (“Rifiuto l’argomento dell’intimidazione, quando si fanno leggi che servono a risarcire i cittadini. Stava in piedi un tipo di responsabilità per cui veniva chiamato in causa sempre lo Stato e mai il magistrato? Penso di no»). Ma ribaltandola: perché il magistrato dovrebbe esporsi, se non per tutelare lo Stato?
  3. Colpa grave: anche questa esiste già, per l’affermazione di un fatto inesistente o la negazione di un fatto esistente. A cui ora verrà integrata: la violazione manifesta della legge nonché del diritto dell’Unione Europea. Benissimo. Più pericoloso però, è l’estensione del concetto di colpa grave: il giudice sarà punito anche in caso di travisamento del fatto o delle prove. Quindi occhio a capire bene quello che gli avvocati portano all’attenzione del giudice e a come viene esposto, e soprattutto occhio all’interpretazione del caso – pilastro dell’applicazione della giustizia. Tant’è che i legislatori hanno chiarito come la “colpa di travisamento” valga solo a livello macroscopico ed evidente in maniera che per l’appunto non tocchi il carattere valutativo(e quindi soggettivo) del giudice. Ma c’è dell’altro: colpa grave sarà anche l’emissione di un provvedimento cautelare personale o reale al di fuori dei casi consentiti dalla legge o senza motivazione. Il sapore politico di questo provvedimento, unito alla possibilità di rivalersi direttamente sul magistrato, è più che palpabile.
  4. Clausola di salvaguardia: inerentemente ai punti precedenti, la salvaguardia che dovrebbe tutelare i magistrati per l’appunto dalla possibilità di interpretare la legge e valutare il caso, viene abolita nei casi di dolo, di colpa grave e violazione manifesta della legge e del diritto della Ue.

Tutto questo, renderà più o meno efficace l’azione della magistratura?

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.