Questa settimana dedichiamo il francobollo all’epopea di Clem Sacco, il più matto e spericolato degli artisti italiani dal secondo dopoguerra.

Tra chi , per sfortuna, fato, o semplice sfiga, non ha raccolto i frutti di ciò che di grande ha seminato, troviamo un sottoinsieme di avanguardisti, genialoidi incompresi che hanno anticipato talmente tanto tempi, mode e categorie sociali da essere addirittura derisi e isolati. Uno di questi è stato Clemente Sacco.

Nato a Il Cairo nel 1933 da genitori italiani, compagno di classe di una certa Yolanda Gigliotti. Quando gli italiani abbandonarono l’Egitto, Yolanda si trasferì in Francia dove, con il sogno di diventare attrice, si diede il nome d’arte di Dalida. Clemente si trasferì nell’esplosiva Milano dei primi anni ’50, s’iscrisse a scuola di canto lirico, pagandosi gli studi insegnando “cultura fisica” nelle palestre e scaricando cassette ai mercati generali.

Al suo primo provino importante Clem arrivò secondo. Piazzamento che fece scattare in lui la scintilla rock, cui si dedicò anima e corpo diventando uno dei pionieri delle nuove sonorità Usa. Nasceva così l’epopea di Clem Sacco, il più matto e spericolato degli artisti italiani dal secondo dopoguerra. Sacco teneva testa a tutti: insieme a Ghigo Agosti era tra i pochi che poteva competere in termini di apprezzamento con Celentano, mandando in visibilio il pubblico nonostante cantasse come un deficiente di uova alla coque, vene varicose, quarti di leone come colazione e denti del giudizio da ciucciare.

Fin quando una sua esibizione in mutandoni leopardati gli costò il sigillo della censura, con conseguente messa al bando anche dalla sua casa discografica. Clemente non si diede per vinto e accettò qualunque lavoro gli fosse proposto. Per sei mesi si trasformò in Clementina Gay, attrazione all’Alexander Bar, ritrovo esclusivo degli omosex dell’epoca. Fondò una sua etichetta musicale e continuò a scrivere canzoni trash e avanguardiste vendendone i risultati dalla sua abitazione negozio: un camper perennemente parcheggiato di fronte alle Messaggerie musicali.

Oggi, a 81 suonati, continua a suonare la sua folle musica e a cantare i suoi sudici testi nei night club delle Canarie dove vive da più di vent’anni. A lui si deve la rivoluzione culturale che ha contribuito al successo degli Skiantos o degli Squallor, antesignani a loro volta di in regno musicale il cui scettro è oggi detenuto da Elio e le storie tese. Clem Sacco, ti siamo grati per aver dimostrato che non si è mai soli con la propria follia. Siamo tutti con te, nel corpo e nello spirito.

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