Oggi abbiamo Renzi che smantella lo Statuto dei lavoratori, domani potremmo avere, allo stesso modo, Salvini o similia e allora vedo ruspe, respingimenti, classi separate, diritti negati. E nessuno più a fermarlo. Allora continuo a pensare al mio amico e alla sua onestà. E a immaginare un Partito e un Parlamento che di fronte alla “minaccia di Renzi” di farli saltare dalla finestra, rispondono, “così non va, sali pure al Colle. Andiamo a votare e vediamo che succede”.

Qualche tempo fa, un mio caro amico a una giornalista che gli chiedeva: «Se ci fosse un incendio e fosse costretto ad abbandonare la sua casa, cosa porterebbe con sé?», ha risposto: «Niente, la mia onestà». Un giorno o l’altro devo trovare qualcuno che mi spieghi perché in democrazia andare a votare dovrebbe rappresentare una minaccia. O perché dovremmo sentirci minacciati quando Renzi dice “o passa questa legge elettorale, o salgo al Colle”. Sarebbe magnifico vedere un Partito e un Parlamento che gli dicono “beh, così in effetti non va, sali pure. Andiamo a votare e vediamo che succede”. Soli con la loro onestà.

Andiamo a votare con il Consultellum (la legge che avremmo ora, se si andasse a votare), un proporzionale secco dove per vincere serve raggiungere una maggioranza assoluta, senza inganni e senza trucco. Senza premi di maggioranza. E vediamo che succede. Vediamo soprattutto se è davvero così, o se sotto c’è il bluff. Uno dei tanti. Perché l’impressione è che, di questi tempi e a questo gioco, a votare ci si va solo quando si è sicuri di vincere, non prima e non solo con la propria onestà. Ci si va quando si ha una legge (l’Italicum) che se superi la soglia (il 40%) ti regala la maggioranza assoluta (il famoso premio, 340 deputati), ma se la soglia non la superi, ti regala un secondo giro in cui “dove arrivi, arrivi” il premio di maggioranza è tuo lo stesso. Il che in un sistema monocamerale (o meglio, in cui la seconda Camera, il Senato, è ridotta ad arredo) ti mette in mano un potere pressoché assoluto. Il famoso premierato. Allora sì che si va a votare.

È come giocare una partita quando si è comprato l’arbitro, scelto il campo e decimato la squadra avversaria. A molti piace questo modo di giocare. Anche perché l’eroe è Renzi, mica Salvini. Certo piace a tutti quelli fedeli alla Ditta che ora vince, e pure a quelli che non hanno voglia e tempo per fermarsi a capire bene questa nuova legge elettorale, oltre a quelli che hanno altri pensieri (tra cui “e poi Renzi almeno le cose le fa”) e soprattutto che sono contenti che si risparmi (eliminazione del Senato) e che un po’ di politici vadano a casa (i senatori eletti). Insomma, alla fine è meglio se c’è uno solo che decide, almeno decide! E poi vediamo. Peggio di così, pensano, non può andare.

Allora la minaccia di Renzi non è per noi, che a votare ci andremmo, anche subito, anche ogni anno. Anche con il Consultellum. È il sale della democrazia, l’abbiamo sempre scelta. Né per loro, tutti quelli che non hanno tempo di farsi troppi problemi e che Renzi lo voterebbero con l’Italicum e pure con il Consultellum. La differenza non gli interessa, perché “almeno lui le cose le fa”. La minaccia di Renzi di portarli al voto se non passa questa legge è, evidentemente, diretta a quelli che lui “non” reputa onesti. A quei colleghi che, se la casa andasse a fuoco, non riuscirebbero a lasciare tutto. Perché non hanno onestà a sufficienza. Hanno bisogno di salvare denari e soprammobili rischiando la loro incolumità (mentale).

Due cose mi fanno paura di questo scenario così prossimo: il livello di diffusione di questa poca onestà, intendo non quella materiale, ma quella più profonda che ti fa compromettere e vivacchiare al peggio, e soprattutto votare il peggio. E quello che ha prodotto (fine della sinistra) e continua a produrre questa poca onestà (su cui Renzi conta): lo smantellamento progressivo di un sistema democratico che, per quanto perfettibile, garantisce la condivisione, la discussione, il miglioramento o anche, in extremis, la cancellazione di misure non considerate dai più, giuste.

Oggi abbiamo Renzi che smantella lo Statuto dei lavoratori (questa è la prima festa del Primo maggio senza articolo 18), domani potremmo avere, allo stesso modo, Salvini o similia e allora vedo ruspe, respingimenti, classi separate, diritti negati. E nessuno più a fermarlo. Allora continuo a pensare al mio amico e alla sua onestà. E a immaginare un Partito e un Parlamento che di fronte alla “minaccia di Renzi” di farli saltare dalla finestra, rispondono, “così non va, sali pure al Colle. Andiamo a votare e vediamo che succede”.

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