Se guardiamo a ritroso negli anni, come fa Marco Craviolatti nell’articolo di apertura, quello che notiamo è una corsa precipitosa verso la precarietà. Dal mito della flessibilità degli anni 90 fino all’abolizione dell’articolo 18 con l’arrivo di un ossimoro: il contratto precario a tempo indeterminato dell’era renziana. E intanto, in vent’anni, i tassi di disoccupazione sono schizzati per i giovani dal 30 per cento al 43 per cento.

“Ci hanno fatto la festa”, abbiamo titolato così la cover story di Left che esce eccezionalmente domani, primo maggio, festa del lavoro. Sì, perché se guardiamo a ritroso negli anni, come fa Marco Craviolatti nell’articolo di apertura, quello che notiamo è una corsa precipitosa verso la precarietà. Dal mito della flessibilità degli anni 90 fino all’abolizione dell’articolo 18 con l’arrivo di un ossimoro: il contratto precario a tempo indeterminato dell’era renziana. E intanto, in vent’anni, i tassi di disoccupazione sono schizzati per i giovani dal 30 per cento al 43 per cento.

A proposito di giovani, da circa un anno l’Italia usufruisce del programma europeo Youth Garantee, un piano pensato per i Neet (i giovani che non lavorano, né studiano e né fanno formazione), ma come racconta Flavia Cappellini, Garanzia giovani per il momento si sta rivelando un flop. Lunghi tempi di attesa prima di essere contattati, tirocinii dubbi, assenza di monitoraggio.

Ma il lavoro e il primo maggio è anche memoria: il regista Mimmo Calopresti scrive per Left un testo poetico in cui affiorano i ricordi del padre e della fabbrica di un tempo. Filippo La Porta ci porta nella letteratura contemporanea, consigliando cinque libri in cui il lavoro è anche quello “cattivo”. Infine Lidia Ravera racconta la sua reazione “letteraria” alla parola che da qualche tempo ha fatto furore: rottamazione. Da qui il suo romanzo Gli scaduti.

Cosa farà il governo per l’ambiente? Nell’agenda di Renzi il “Green act” sarebbe in programma per giugno. Francesco Maria Borrelli analizza le proposte di Legambiente e le reazioni dei partiti, mentre Catia Bastioli, Ad di Novamont, e “ambasciatrice” della bioeconomia, intervistata da Raffaele Lupoli sottolinea la necessità di individuare il modello di sviluppo e un radicale cambiamento culturale che lo affianchi. Sempre di sfide per l’ambiente parla il reportage di Raffaele Lupoli con foto di Mauro Pagnano: siamo a Casal di Principe, in compagnia del sindaco Renato Natale all’opera per bonificare un territorio non solo dall’inquinamento ma anche dal peso dei clan.

Francesco Baccini intervistato da Giulio Cavalli spiega i meccanismi che stanno dietro ai successi radiofonici di certe canzoni, mentre Giorgia Furlan e Ilaria Giupponi ci portano dentro gli Home restaurant, i ristoranti “fai da te” dentro le case di privati cittadini.

Negli Esteri Umberto De Giovannangeli fa il quadro della guerra dei droni nel mondo, dopo la morte del cooperante italiano in Afghanistan Giovanni Lo Porto. Cambiamo scenario e andiamo in Sudamerica, in Colombia, dove un coraggioso giornalista minacciato di morte si presenta candidato sindaco di Bogotà: Hollman Morris racconta a Emanuele Profumi la “rivoluzione pacifica” in cantiere tra i guerriglieri delle Farc e il governo.

Sul filo della memoria, Federico Tulli atttaverso le parole del suo autista personale, Julio Soto, ricostruisce le ultime ore di vita di Salvador Allende. Soto è in Italia per testimoniare al processo Condor, per la morte di 43 cittadini italiani uccisi in Cile durante gli anni del golpe di Pinochet.

Di una nuova tecnologia, che fa capo agli ologrammi, parla Alessandro Valenza. E sempre il futuro è il tema dell’articolo di apertura della Cultura: Pietro Greco ripercorre la storia di Elon Musk, un giovane imprenditore che trasforma in oro tutto quello che inventa: dal web alle auto elettriche fino al fotovoltaico.

L’arte del presente, che denuncia l’ingiustizia e tenta di immaginare altri mondi possibili, è il fil rouge della 56esima edizione della Biennale internazionale di Venezia di cui offre una panoramica Simona Maggiorelli. Sono un po’ utopisti gli architetti del laboratorio Tamassociati che costruendo con tecniche semplici adesso sono in Africa per realizzare il Maisha film garden della regista Mira Nair, come racconta Monica Zornetta. Infine, la regista francese Julie Bertuccelli intervistata da Alessandra Grimaldi, offre una visione della Francia multietnica, attraverso il suo film Squola di Babele, nelle sale in questi giorni.

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Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.