Penso sia ora di scommettere sulla forza degli avversari, sulla forza di chi oggi trova l’onestà di “avversare”, di opporsi, di contrastare quella favola che favola non è. È racconto distorto. Che non vede la realtà. Figuriamoci la verità.

#lavoltabuona che questo Paese lo rovinano davvero. Devo ammettere che lunedì, in un impeto di pessimismo, l’ho pensato. Scusatemi. Chiusa da 48 ore dentro una Utic (Unità terapeutica intensiva cardiologica) per motivi familiari, ho guardato le votazioni per l’approvazione dell’Italicum in uno stanzino senza finestre di uno dei tanti ospedali che cade a pezzi della Capitale. E ho pensato, questa è davvero #lavoltabuona: Jobs act, Buona scuola, riforma del Senato, Italicum.

Renzi ha fatto filotto, direbbe un bambino. Ha tirato giù tutto. Che altro deve fare? Poi sono uscita dallo stanzino e ho incontrato Gabriella. Settant’anni, capelli bianchi, italiana (lo scrivo solo per Salvini e per quelli che, come lui, pensano faccia la differenza), stava sistemando il lenzuolo e la coperta sopra le sedie della sala d’attesa della Terapia intensiva del terzo piano. È la seconda sera che la incontro, ed è la seconda mattina che la vedo andare via, dopo aver piegato la sua coperta e il suo lenzuolo con cura e averli messi nel bagno (della sala d’attesa) con un cartello sopra: “Non toccare, è di Gabriella. Grazie”.

Un lenzuolo, una coperta, un telo blu, un giornale per coprire il tutto e il suo cartello. Ogni mattina lo ripone in un angolo del bagno, ogni sera lo riprende e lo stende di nuovo sulle sedie della sala d’attesa della Terapia intensiva del terzo piano. Sulle stesse sedie dove io mi siedo di giorno, quando lei va in strada aspettando la sera per rientrare. La notte vado via, la saluto. Lei non mi saluta.

Gabriella non è preoccupata per l’Italicum. Ne sono sicura. «Non ha niente», mi dice il medico che opererà mio padre. «Niente, non ha casa, viene qui ogni sera da almeno un anno, vive da noi. È assurdo, lo so. Ognuno le porta qualcosa, tutti sappiamo. È Gabriella. È italiana, è una signora per bene». Mi ripete. Scendo le scale, penso a Gabriella, al mio pessimismo, e poi a Renzi. Ha twittato: «Impegno mantenuto, promessa mantenuta. L’Italia ha bisogno di chi non dice sempre di no. Avanti con umiltà e coraggio. È la volta buona». Parole svuotate e ripetute centinaia di volte, sempre le stesse: il Paese noi lo cambiamo, noi le cose le facciamo. Noi gli impegni li manteniamo, gli italiani stanno con noi. Noi non ci fermeremo. Noi all’Italia #cambiamoverso…

Vorrei chiedere a Gabriella della sua vita, se è cambiata, se qualcuno ha mantenuto gli impegni, se il “verso” le sembra giusto. Ma oggi non me la sento. Capisco che è fuori dalla favola di Renzi, esce dal foglio. E la vedo male, non c’è spazio per lei. Lei, al più, può sperare che la lascino dormire su quelle sedie della sala d’attesa anche domani. Non ha altro. Non ci sono droni possibili per lei. Non c’è guerra. Non può tornare a casa sua. È italiana. È per bene. Ma non ha niente. E non gliene importa niente che la “sera stessa delle elezioni si sappia chi ha vinto”. Questo è il mantra di Renzi, non il suo. Quasi la democrazia fosse uno sport.

Lui vuole vincere, Gabriella vivere. Per ora sapremo chi vince. Renzi. In 334 l’hanno deciso anche per me. E per Gabriella. La favola di Renzi e la realtà di Gabriella. Entrambe non raccontano la verità. La verità, mettiamocelo bene in testa, è tutta da fare. Forse dobbiamo farla noi.

“Renzi ha scommesso sulla debolezza degli avversari”, ha detto uno dei tanti commentatori della tv. Penso, allora, sia ora di scommettere sulla forza degli avversari, sulla forza di chi oggi trova l’onestà di “avversare”, di opporsi, di contrastare quella favola che favola non è. È racconto distorto. Che non vede la realtà. Figuriamoci la verità.

[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/ilariabonaccors” target=”on” ][/social_link] @ilariabonaccors