La polpetta è “fuor di metafora”, un’imprescindibile pietanza epica che con la sua insostenibile semplicità è la perfetta rappresentazione di quella gustosa e conviviale esperienza che chiamiamo vita.

Le epiche storie ricche di aneddoti che, farciti con saporite sinapsi e succosi sincretismi, compongono questo succulento banchetto di parole e personaggi che è la nostra collezione di francobolli impossibili dedicati agli eterni secondi. Storie brevi, a volte dolci che ci aiutano ad appuntare la nostra insaziabile fame di goliardia.

Tale riflessione ci ha portato ad alimentare il nostro appetito. Così, questa settimana, abbiamo deciso di dedicare la rubrica a colei che è indiscutibilmente considerata l’eterna seconda, l’eterno secondo della tradizione culinaria regionale, nazionale e mondiale. Un francobollo dedicato a sua maestà: la polpetta. Vivanda atavica declinabile in quasi tutte le lingue del mondo.

Piatto da fine gourmet che è, allo stesso tempo, la più semplice ricetta di recupero immaginabile. Talmente semplice che Pellegrino Artusi, nella sua bibbia, si rifiuta pure di dare indicazioni troppo precise sulla sua preparazione.

Un ergonomico finger food d’altri tempi adattabile, a seconda delle stagioni, delle ricorrenze e delle culture, in infinite variabili che si muovono seguendo gli aromi e i gusti delle tradizioni culinarie e sociali più disparate. Polpette per tutti: per i ricchi e per i poveri, per i belli e per i brutti. Per grandi e piccini. Ogni popolo ha la sua ricetta, ogni nonna il suo segreto. Gli ingredienti sono come note di uno spartito, eterogenei, capaci di dar vita a infinite combinazioni tanto da portarci a considerare l’arte di questa pietanza alla stregua della musica.

C’è la polpetta classica, quella pop e quella rock. Di carne, verdure o pesce. Polpette di melenzane o riso, patate o viscere. Di ceci o funghi, pane o legumi. Tutte ricette lecite e mai esaustive di questo universo costellato di impasti e fantasia: al sugo, fritte, in brodo, al forno, in tegame, al vapore, alla piastra, in fricassea o al vino bianco. La polpetta è quindi, “fuor di metafora”, un’imprescindibile pietanza epica che con la sua insostenibile semplicità è la perfetta rappresentazione di quella gustosa e conviviale esperienza che chiamiamo vita.

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