Ci auguriamo allo stesso tempo che chi ha voluto la legge 40 possa imparare a chiedere scusa alle persone che per undici anni non hanno potuto avere un figlio in Italia e scelta giusta sarebbe che chi ha voluto la legge 40 rimetta il suo mandato parlamentare perché il cattivo legislatore che emana norme contro i diritti delle persone dovrebbe ritornare a casa.

Ci sono voluti undici anni per smantellare quasi del tutto la legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Il merito non va certo ai vari governi che si sono succeduti in questi anni, né al Parlamento.

Se oggi siamo un Paese più liberale in materia di fecondazione assistita, è grazie alla testardaggine di tante coppie che non si sono arrese ai divieti di questa legge e hanno combattuto con noi dinanzi ai tribunali e alla Corte Costituzionale, che si sono pronunciati ben 36 volte per ripristinare il diritto alla salute e quello all`uguaglianza.

Proprio grazie al coraggio di Valentina, Fabrizio, Maria Cristina e Armando oggi possiamo dire addio a un altro divieto: quello di accesso alla fecondazione assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. Si erano rivolte all`Associazione Luca Coscioni perché una struttura pubblica romana aveva vietato loro, entrambe coppie fertili portatrici di patologie genetiche, l`accesso alla fecondazione assistita per conoscere lo stato di salute dell`embrione. Lo scorso anno il tribunale di Roma aveva sollevato due dubbi di legittimità costituzionale e con i colleghi Gianni Baldini e Angelo Calandrini siamo andati in Corte per chiedere che il divieto venisse cancellato. Ed è stato così: la Consulta ha accolto totalmente quanto da noi chiesto con le memorie difensive.

Dalla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale migliaia di coppie, portatrici sane di patologie genetiche, potranno accedere alla diagnosi pre-impianto per evitare che la malattia venga trasmessa al nascituro e che possano incorrere in una interruzione di gravidanza. Proprio l`art 6 lett b) della legge 194/78 sull`aborto, a cui il dispositivo della Corte fa riferimento, non elenca le patologie genetiche o cromosomiche che danno diritto all`aborto terapeutico, ma rinvia alla valutazione del medico. Principio che resta fermo per le coppie con gravi patologie geneticamente trasmissibili.

In altra parole: se si possiedono quei requisiti che di fatto possono far interrompere una gravidanza con ricorso alla 194/78 si potrà accedere alla Pma ed evitare così un aborto terapeutico; come si ha diritto all’aborto terapeutico oltre il terzo mese di gravidanza, dopo aver fatto l`amniocentesi, così per la fecondazione si può fare subito la diagnosi pre-impianto e sussistendo i requisiti si può decidere di non procedere all`impianto dell`embrione. Inoltre, la certificazione sulla malattia genetica della coppia la deve dare il centro pubblico.

I dettagli li avremo solo quando la sentenza sarà pubblica, ma già dalla visione del comunicato della Corte possiamo affermare che la Consulta ha fatto una scelta che tutela i nostri assistiti e che non mette paletti, ma delinea un quadro coerente, agganciando a criteri certi i diritti delle coppie. Di tutto questo rimane l`amarezza guardando al passato, durante il quale la politica sarebbe potuta intervenire, risparmiando a migliaia di coppie la sensazione di sentirsi cittadini di seconda classe, cancellando i divieti della legge 40; ma resta anche la forza per continuare a lottare.

Il lavoro non è terminato, occorre cancellare ancora alcuni divieti: quello di la ricerca sugli embrioni e quello per l’accesso dei single e coppie dello stesso sesso alla fecondazione assistita. Noi siamo pronti di nuovo a presentare ricorsi con le persone colpite direttamente dai divieti.

Ma ci auguriamo allo stesso tempo che chi ha voluto la legge 40 possa imparare a chiedere scusa alle persone che per undici anni non hanno potuto avere un figlio in Italia e scelta giusta sarebbe che chi ha voluto la legge 40 rimetta il suo mandato parlamentare perché il cattivo legislatore che emana norme contro i diritti delle persone dovrebbe ritornare a casa.

Ma ci auguriamo allo stesso tempo che il ministro della Salute Lorenzin, della Ricerca Giannini e i Parlamentari non aspettino che siano sempre i giudici a ripristinare le garanzie costituzionali di cui ci ha privato e ci continua a privare la legge 40. Sul sito dell`Associazione Coscioni si può già la petizione al Parlamento per legalizzare la ricerca sugli embrioni.

Rimane l’amarezza guardando al passato: la politica sarebbe potuta intervenire, risparmiando a migliaia di coppie la sensazione di sentirsi cittadini di seconda classe.

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