Tutti, nel mondo della stampa e della politica, in queste ore si stanno cercando di capirne di più. Tutti, da ore, ci stiamo interrogando, fra noi, lanciandoci in ipotesi che mischiamo a fonti irrivelabili o a conferme e smentite ufficiali. L’Espresso stesso, non in possesso dell’audio, non può dare risposte certe.

C’è tensione a Palermo, dopo le intercettazioni pubblicate dall’Espresso: si respira, pesante, assieme al caldo. C’è tensione nei corridoi della Presidenza, fra le fronde del meraviglioso giardino d’Orleans, da cui scriviamo. E non potrebbe essere diversamente. Non dovrebbe essere diverso. Non tanto per le frasi uscite sull’Espresso, quanto per la loro oscura origine. Come ha detto ieri sera Rita Borsellino alla Casa Professa, durante la serata di #LeftinTour, «è l’ennesimo buco nero che inizia. Come un dejà-vu. Ancora una volta si rischia che tutti questi buchi neri si salvino fra loro».

E allora sono gli interrogativi, più che le risposte, che oggi fanno la notizia.

Tutti, nel mondo della stampa e della politica, in queste ore si stanno cercando di capirne di più. Tutti, da ore, ci stiamo interrogando, fra noi, lanciandoci in ipotesi che mischiamo a fonti irrivelabili o a conferme e smentite ufficiali. L’Espresso stesso, non in possesso dell’audio, non può dare risposte certe. «Non fanno parte dei documenti a disposizione delle parti», fa sapere il direttore della testata Luigi Vicinanza, «non risulta trascritta nessuna telefonata tra Tutino e Crocetta del tenore sopra indicato», ha smentito il procuratore Francesco Lo Voi, e «non è fra le telefonate agli atti, quelle trascritte, ma nemmeno nelle telefonate non agli atti», ha specificato Agueci, procuratore aggiunto a Palermo che si occupa dell’inchiesta su Tutino.  Hanno riascoltato tutte le registrazioni, con i carabinieri del Nas, e «in nessuna di queste telefonate ce n’è una che abbia un contenuto assimilabile a questa. Se c’è un’altra Procura o un altro ufficio giudiziario che l’ha intercettato, questo non lo possiamo sapere». Il giorno dopo lo ribadiscono.

E allora da dove proviene? Anzitutto, l’audio esiste? Pare di sì, qualcosa i giornalisti dell’Espresso devono averlo sentito. Ma cosa esattamente? Certo è che se i magistrati avessero ascoltato una frase del genere, di sicuro se la sarebbero ricordata. E siamo si torna al punto di partenza: l’audio da dove esce e soprattutto da dove proviene? Chi stava ascoltando il presidente e il suo medico Tutino?

E chi era a conoscenza del contenuto di quest’audio, e ha voluto che uscisse, dopo due anni in cui, pare, fosse a disposizione, proprio quest’anno, in cui il governo di Crocetta è sul baratro pronto a essere spinto giù e sostituito? E chi ha fatto arrivare, proprio in questo momento storico e politico, l’audio alla stampa?L’unica cosa cinicamente comprensibile è che sia uscita alla 23esima vigilia della celebrazione della morte di Paolo Borsellino – cosa che questo lascia a desiderare dal punto di vista dello stile e del rispetto umano, ma comprensibile dal punto di vista dell’effetto mediatico.

La cosa più inquietante è che sono storie e dinamiche già viste, di quelle che si inseguono da anni ma che non si possono raccontare perché le prove non si avranno mai. Oppure, si raccontano con 20 anni di ritardo.

[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/Giuppsi” target=”on” ][/social_link] @Giuppsi

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.