«Non mi è mai interessata la fotografia, ma le immagini. Credo che il mio lavoro inizi laddove finisce la fotografia» ha detto Olivo Barbieri, raccontando la propria poetica. La grande retrospettiva Olivo Barbieri. Immagini 1978-2014, che gli dedica il MAXXI di Roma concretizza questa sua dichiarazione, con centinaio di lavori dal forte effetto pittorico; immagini di città dalle atmosfere suggestive, evanescenti, oniriche oppure al contrario spaesati, incombenti, claustrofobiche. Come se di volta in volta Barbieri riuscisse a cogliere l'anima della città, l'atmosfera che vi si respira, al di là dei contorni oggettivi dei quartieri, di palazzi, delle strade. Spesso è un dettaglio che appare sfocato, un leggero svisamento, a mostrarci che la sua foto non è un calco, non riproduce la realtà, non documenta in maniera inerte, ma ci offre una visione inedita. Anche quando ritrae il Bel-paese che crediamo di conoscere. Appaiono scorci mai visti, o almeno mai visti così, nella serie Viaggio in Italia 1980-1983, seguita da Images 1977-2007 con i suoi noti Flippers, giochi di icone sovrapposte alla realtà. Continuando la visita s'incontrano le foto che ricreano dipinti conservati nei musei, dal Louvre, a Capodimonte, agli Uffizi: Barbieri riesce a rendere immaginifico anche una iper razionale veduta di Venezia firmata da Canaletto. Con Artificial Illuminations 1982-2014, e China 1989-2014, invece il fotografo emiliano ha saputo cogliere prima di altri l'impressionante trasformazione capitalistica delle grandi metropoli asiatiche. E ancora:Virtual Truths 1996-2002, in cui sperimenta la tecnica del fuoco selettivo, Site Specific 2003-2013, dedicato al rapporto con la natura e Parks 2006-2014, una spettacolare sequenza di foto realizzate volando a bassa quota con un elicottero, su quaranta città, da Roma a Shanghai. Ma forse ancor più affascinanti, in questa mostra curata da Francesca Fabiani e aperta fino al 15 novembre, sono le serie che indagano il silenzio, realtà sfuggenti, misteriose. Un effetto di incantamento magico potenziato dai nove video in loop su tre monitor e dalla pellicola colorata che riveste la grande vetrata del Museo.  

GALLERY | Olivo Barbieri al MAXXI

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[social_link type="twitter" url="https://twitter.com/simonamaggiorel" target="on" ][/social_link] @simonamaggiorel

«Non mi è mai interessata la fotografia, ma le immagini. Credo che il mio lavoro inizi laddove finisce la fotografia» ha detto Olivo Barbieri, raccontando la propria poetica. La grande retrospettiva Olivo Barbieri. Immagini 1978-2014, che gli dedica il MAXXI di Roma concretizza questa sua dichiarazione, con centinaio di lavori dal forte effetto pittorico; immagini di città dalle atmosfere suggestive, evanescenti, oniriche oppure al contrario spaesati, incombenti, claustrofobiche. Come se di volta in volta Barbieri riuscisse a cogliere l’anima della città, l’atmosfera che vi si respira, al di là dei contorni oggettivi dei quartieri, di palazzi, delle strade. Spesso è un dettaglio che appare sfocato, un leggero svisamento, a mostrarci che la sua foto non è un calco, non riproduce la realtà, non documenta in maniera inerte, ma ci offre una visione inedita. Anche quando ritrae il Bel-paese che crediamo di conoscere.

Appaiono scorci mai visti, o almeno mai visti così, nella serie Viaggio in Italia 1980-1983, seguita da Images 1977-2007 con i suoi noti Flippers, giochi di icone sovrapposte alla realtà. Continuando la visita s’incontrano le foto che ricreano dipinti conservati nei musei, dal Louvre, a Capodimonte, agli Uffizi: Barbieri riesce a rendere immaginifico anche una iper razionale veduta di Venezia firmata da Canaletto.

Con Artificial Illuminations 1982-2014, e China 1989-2014, invece il fotografo emiliano ha saputo cogliere prima di altri l’impressionante trasformazione capitalistica delle grandi metropoli asiatiche. E ancora:Virtual Truths 1996-2002, in cui sperimenta la tecnica del fuoco selettivo, Site Specific 2003-2013, dedicato al rapporto con la natura e Parks 2006-2014, una spettacolare sequenza di foto realizzate volando a bassa quota con un elicottero, su quaranta città, da Roma a Shanghai. Ma forse ancor più affascinanti, in questa mostra curata da Francesca Fabiani e aperta fino al 15 novembre, sono le serie che indagano il silenzio, realtà sfuggenti, misteriose. Un effetto di incantamento magico potenziato dai nove video in loop su tre monitor e dalla pellicola colorata che riveste la grande vetrata del Museo.

 

GALLERY | Olivo Barbieri al MAXXI

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