Ci siamo. Anno scolastico al via, e mai come quest’anno si accendono i riflettori sul popolo della scuola: otto milioni di studenti e 800mila docenti per circa 8mila istituti pubblici. Dopo 12 mesi a combattere contro la riforma della Buona scuola. Ecco il quadro al suono della campanella dell'anno scolastico 2015-2016.

Ci siamo. Anno scolastico al via, e mai come quest’anno si accendono i riflettori sul popolo della scuola: otto milioni di studenti e 800mila docenti per circa 8mila istituti pubblici. D’altra parte è naturale, dopo dodici mesi passati all’insegna della battaglia sulla Buona scuola che è diventata la legge 107. Che ha sollevato, bisogna ricordarlo, una mobilitazione mai vista negli ultimi decenni, nemmeno ai tempi della legge Gelmini che pure ha tagliato otto miliardi di finanziamenti all’istruzione pubblica. Ecco il quadro al suono della campanella dell’anno scolastico 2015-2016.

Assunzioni, la montagna partorisce il topolino

Le tanto sbandierate assunzioni “epocali” dei precari – 150mila all’inizio , poi scese a 103mila – in realtà finora sono solo 38mila. La fase B, decisa da un algoritmo del Miur, caduta in piena estate, tra l’angoscia dei prof e il disinteresse dei cittadini in vacanza, alla fine è stata la classica montagna che ha partorito un topolino: 8.532 le cattedre assegnate, su 8.776 a disposizione. Anche in questo caso, la scadenza era di notte, tra l’11 e il 12 settembre: hanno rinunciato in 244. Niente di epocale, dunque, sono stati nominati i docenti delle cattedre più richieste: italiano, sostegno ecc. Gli altri precari, continueranno a fare i supplenti fino al prossimo anno, sperando nella fase C, altre 55mila assunzioni sulle quali però aleggia il mistero più assoluto. Insomma, per ora le nomine sembrano più ricalcare il naturale turn over che rappresentare una vera  strategia di stabilizzazione che fin dal’inizio è stato lo specchietto per le allodole della Buona scuola. Vi ricordate Renzi: “Ma come? Assumiamo 150mila persone e questi protestano?”.

 

Caos per i comitati di valutazione

La situazione, per quanto riguarda l’applicazione della legge 107, non è delle più chiare e cambia di scuola in scuola. Uno dei nodi del contendere è la composizione del Comitato di valutazione, che, secondo la Buona scuola, comprende anche genitori e studenti e deve scegliere i docenti più meritevoli a cui andrà un bonus in denaro. Probabile il boicottaggio all’interno del Collegio docenti, soprattutto laddove c’è una divergenza di opinioni tra il preside-manager e gli insegnanti. La gara del prof più bravo è uno dei punti più contestati della Buona scuola, perché lede la cooperazione e la collaborazione tra i docenti, elemento fondamentale per una didattica di qualità e soprattutto per la relazione tra docente e studente. Insomma, oltre alla scelta del prof dall’albo provinciale – che entrerà in vigore dal 2016 – il bonus è un altro attacco alla libertà d’insegnamento. Ma non è finita qui.  Ci sono scadenze che incombono, come la definizione dei Piani dell’offerta formativa, da decidere entro il 31 ottobre, da cui dipenderà poi il numero di insegnanti,il fatto che mancano presidi  (circa 1700), la questione dell’alternanza scuola-lavoro con le imprese da cercare per gli stage – per i tecnici si tratta di 400 ore, e non sono bruscolini.

 

Mobilitazione degli studenti

Sarà il 9 ottobre il giorno della protesta in almeno 100 città con lo slogan “Vogliamo potere”. «Significa – afferma Danilo Lampis dell’Uds – molte cose, vogliamo poter studiare ma anche poter contrastare la precarietà con politiche sul reddito minimo e soprattutto poter avere la democrazia nella scuola che con la figura del preside manager è minacciata». La mobilitazione dell’Uds insieme a Link e Rete della Conoscenza va oltre i confini delle aule scolastiche per abbracciare nodi più generali, «anche in vista della giornata del 17 ottobre contro la povertà». Le associazioni studentesche hanno partecipato all’assemblea di ieri della Coalizione sociale così come hanno preso parte alla riunione dei comitati del 6 settembre a Bologna. Il percorso sembra comune: referendum abrogativo.

 

Il referendum? Meglio non andare da soli

Era stato deciso a Bologna (qui il documento finale), è stato ribadito – anche se più timidamente – all’assemblea della Coalizione sociale: va intrapresa la strada di un referendum abrogativo che coinvolga il maggior numero di cittadini e che sia all’insegna dell’unità, come ha detto Marina Boscaino del Comitato Lip parlando all’assemblea al teatro Ambra Iovinelli (qui il video). «La democrazia scolastica deve essere discussa da tutti i settori della società» e deve andare di pari passo alla riflessione sulle leggi sul lavoro e le riforme costituzionali. Un altro appuntamento in cui si farà il punto sul percorso referendario sarà l’8 novembre a Roma. L’idea è quella di abbinare i quesiti sulla scuola insieme a quelli sul Jobs act e sullo Sblocca Italia.

Ma perché non vengono presi i considerazione i quesiti di Possibile di cui uno riguarda la scuola e la figura del preside manager? «Personalmente penso che l’intero pacchetto messo in campo da Civati sia una reale necessità. Il punto è che come si costruiscono i referendum e se si incentiva la partecipazione, e in questo caso non mi sembra che sia avvenuto», afferma Danilo Lampis che sottolinea due elementi negativi: improponibile la raccolta di firme entro il 30 settembre e poi è necessario che esistano comitati ampi nei territori.

 

Due Regioni contro la Buona scuola

Sono stati i consiglieri M5s a muoversi nei consigli regionali rispettivamente di Veneto e Puglia. E così le due giunte regionali hanno approvato il ricorso alla Corte Costituzionale. In Puglia si tiene a precisare che non è una contestazione della legge 107, ma che è solamente una questione tecnica che riguarda il conflitto di attribuzioni tra Regioni e Stato. «La motivazione non è fondata su una critica di natura politica, ma sul mero intento di tutelare la Regione Puglia su alcuni aspetti del dimensionamento scolastico ed esclusivamente, dunque, riguardo il contenuto dell’articolo 117 della Costituzione», si legge in una nota della Regione. Insomma, mentre dal Governo si getta acqua sul fuoco e i media in genere assecondano la strategia rassicurante di Giannini,  nelle scuole – e fuori – la legge 107 si presenta in un clima di tensione. E gli effetti si faranno presto sentire.

>>GALLERY | Il primo giorno di scuola (e di protesta)

foto concesse da UdS – Unione degli Studenti
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