La scena finale di una puntata di Black Mirror, serie Tv britannica del 2011 ricorda terribilmente le vicende raccontate dal Pig Gate che coinvolge il premier britannico

«Voglio che sia chiaro: non avevo mai sentito parlare di una storia su Cameron e un maiale». A twittare questa frase è Charlie Brooker, il cui account Twitter è stato bombardato di domande il giorno dopo dell’esplodere del Pig Gate. La vicenda è semplice: in questi giorni esce in libreria Call me Dave, biografia non autorizzata di David Cameron scritta dal suo ex amico ed ex tesoriere del partito conservatore Lord Ashcroft. Furioso per non essere stato incluso nei governi tories di cui il suo ex amico è capo, Ashcroft ha deciso di raccontare tutto quel che sa (o dice di sapere) del premier. Tra le altre cose, il fatto che negli anni universitari Cameron facesse parte di un club, la Piers Gaveston Society, dove si fumava marijuana ascoltando i Supertramp e dove, come rito di iniziazione, si usava dover mimare un rapporto orale con una testa di maiale morto.

(La scena finale di National Anthem)

La vicenda è un brutto colpo per Cameron e non fa onore a Lord Ashcroft. Già, ma che c’entra Charlie Brooker? Semplice, è lo sceneggiatore del primo episodio (forse il migliore) di Black Mirror, serie che racconta in forma cupa e fantascientifica gli effetti della tecnologia sulle nostre vite, andata in onda su Channel 4 nel 2011. Black Mirror, lo specchio nero, è lo schermo degli apparecchi tecnologici su cui teniamo gli occhi in maniera continua e Brooker, che li conosce bene perché vive di media, ha avuto un sito personale molto vivo, ha lavorato in Tv. Nella prima puntata il premier veniva costretto a fare sesso in diretta Tv in cambio della liberazione della principessa rapita. Il pensiero di chiunque abbia seguito Black Mirror è corso a quella puntata nel momento esatto in cui si è diffusa la rivelazione su Cameron. Per questo Brooker ha dovuto schernirsi: «Se avessi saputo una cosa del genere non avrei scritto un telefilm, sarei corso in strada a urlarlo ai quattro venti».

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