Nel mondi si discute e decide sul suicidio assistito. In Italia la legge di iniziativa popolare è in un cassetto del Parlamento. Al via il congresso dell'associazione Luca Coscioni

13 settembre 2013 depositammo alla Camera la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia. Oggi ho ricevuto questa email: «sono un ragazzo di 24 anni affetto da (…). La mia “vita” è ormai solo 24 ore su 24 di dolore neuropatico cronico nelle zone più intime della persona, bloccato a letto a causa del dolore, senza che gli antidolorifici più forti abbiano un effetto apprezzabile, e non voglio più stare in queste condizioni, a subire coltellate nel mio corpo e, forse ancora di più, nella mia anima. Sono stanco, esausto e non ho più speranze di uno straccio di vita. La vita mi è stata depredata, vi scongiuro almeno di aiutarmi a porre fine a questa inutile tortura.»

Lettere come questa arrivano ogni giorno, da quando abbiamo deciso di aiutare pubblicamente le persone che cercano di andare in Svizzera per l’eutanasia, e di farlo fino a quando il Parlamento italiano non stabilirà di affrontare il problema.

Pochi giorni fa, il Parlamento britannico ha respinto a larga maggioranza (330 no contro 118 sì) la legge sul suicidio assistito, che avrebbe permesso ai malati terminali di ottenere assistenza medica per mettere fine alla loro vita. Negli stessi giorni, il Senato della California aveva approvato 23 contro 14 il suicidio assistito, consentito già da altri quattro stati americani (Oregon, Washington, Montana e Vermont) mettendo la questione nelle mani del Governatore Jerry Brown ed eventualmente di un referendum, tenendo conto che secondo un sondaggio di Gallup (fonte askanews) circa il 70% dei californiani sostengono il suicidio assistito. Infine, l’Assemblea nazionale francese riprenderà l’esame della legge sulla sospensione delle terapie, recentemente modificata dal Senato.

 

Insomma: nel mondo si discute. E si decide. Non sempre nella stessa direzione, ma si decide, in un contesto di opinione pubblica sempre più favorevole: la legalizzazione è sostenuta dalle opinioni pubbliche di quasi tutti i Paesi “avanzati” (Italia inclusa) come documentato dal recente numero di “The Economist”.

Il Parlamento italiano, però, rimane fermo. Assieme a Mina Welby e Filomena Gallo, ci siamo rivolti a ciascun Parlamentare per proporre di assumere un’iniziativa comune: la costituzione di un intergruppo per l’eutanasia legale, per il diritto fondamentale a determinare che cosa si vuol fare della propria vita e ad ottenere tutto l’aiuto possibile per consentire scelte libere, consapevoli e responsabili.

La nostra proposta di legge è stata affidata alle commissioni Giustizia e Affari sociali, ma la discussione non è stata ancora avviata, nonostante la Costituzione preveda che “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi”. Si sono rivolti al Parlamento per sollecitare una discussione in particolare molti malati terminali e personalità come Umberto Veronesi, Vasco Rossi, Roberto Saviano, Michele Ainis, Corrado Augias, Marco Bellocchio, Furio Colombo, Maurizio Costanzo, Filippo Facci, Vittorio Feltri, Giulia Innocenzi, Selvaggia Lucarelli, Mara Maionchi, Neri Marcorè, Paolo Mieli, Giampaolo Pansa, David Parenzo, Emma Bonino e Marco Pannella.

Chiunque abbia a cuore l’obiettivo della legalizzazione dell’eutanasia può fare qualcosa: sottoscrivere la proposta su www.eutanasialegale.it; partecipare al XII Congresso dell’Associazione Luca Coscioni, che si terrà presso l’Acquario civico di Milano da oggi al 27 settembre e che discuterà anche le azioni di disobbedienza civile per consentire ai malati di accedere all’eutanasia.

*Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni