Forte dell'accordo con Verdini, che vota con la maggioranza, il governo impone all'aula ritmi serrati e fa saltare gli emendamenti. I 5 stelle gridano, le opposizioni rilanciano proponendo di abolirlo e basta, questo Senato

«Boia», «traditore», «servo», «la democrazia è morta anche oggi». Pietro Grasso se ne è sentite dire di ogni colore, nelle ultime due giornate di discussione al Senato. Le ore più calde sono quelle che hanno preceduto l’approvazione dell’emendamento Cociancich, che riscrive per intero l’articolo 1 – cui è stata finora dedicata la discussione in aula – facendo così decadere tutti gli emendamenti delle opposizioni. Si tratta dell’ormai celebre “canguro”, escamotage già sperimentato più volte in questa legislatura, come sull’Italicum, quella volta con un emendamento a firma Stefano Esposito, ben contento di avere il suo ennesimo momento di gloria (Esposito è il SìTav ora anche assessore ai trasporti a Roma).

La maggioranza non ha avuto problemi ad approvare l’emendamento, anche perché è ormai costante il supporto dei senatori che rispondono a Denis Verdini. Sono infatti 177 i sì, 57 i no (Lega e 5 stelle non hanno votato), 2 gli astenuti. Il dibattito comunque è ancora lungo. Ma se la maggioranza continua con queste forzature non dovrebbe aver problemi ad approvare tutto entro la scadenza fissata per il 13 ottobre.

Grasso ha cercato di difendere il suo modo di presiedere l’aula: «È due giorni che discutiamo», ha detto, «e ancora siamo all’articolo 1». Per le opposizioni – 5 stelle in testa, dotati di formidabili ugole – non è così. E se seguire la seduta in diretta (sconsigliamo vivamente!) vi spingerebbe a dar ragione al governo, e anzi a dire – come ormai dicono in molti nelle opposizioni – che a questo punto è veramente molto meglio del pasticciato Senato riformato da Renzi, abolire proprio la seconda camera. Si segnala a tal proposito l’intervento di Giulio Tremonti che ha ricordato come il bicameralismo, quando vuole, «approva le leggi ritenute fondamentali in meno di 60 giorni».

Per abolire il Senato, comunque, si farebbe ancora in tempo. Non sono stati accogli gli emendamenti che lo proponenvano intervenendo sull’articolo 1 della riforma, ma ce ne sono altri che propongono la stessa cosa intervenendo sull’articolo 2 o sul 7. Non ci sarebbe più il problema di come eleggere i senatori part-time, né di quali competenze dare a un Senato delle autonomie che rischia di non avere neanche il compito di vegliare sull’operato delle regioni. Ma, il tutto, rientra nelle battaglie d’aula. Nulla di percorribile, spiace deludervi.

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