Papa Francesco viene lodato e encomiato continuamente. Spesso da illustri e fini intellettuali, quali, ad esempio il fondatore di La Repubblica, Eugenio Scalfari. Ma di quale libertà parla Francesco? Che idea dell'amore propone? E che idea di uguaglianza? Ciò che propone è davvero così rivoluzionario e in controtendenza rispetto al passato? Qui l'editoriale di Ilaria Bonaccorsi, direttore di Left.

Confesso che leggere Scalfari è diventata una scommessa facile. Ogni domenica faccio finta di chiedermi “anche oggi parlerà di Francesco?” e poi inizio a leggere. Di solito non supero neanche la metà della seconda colonna per “vincere”. L’elogio sperticato dell’unico leader universale che il fondatore de La Repubblica riconosca, fa la sua epifania. Confesso anche che domenica scorsa Scalfari mi ha di gran lunga superato. Ha travolto qualsiasi mia scommessa facile, ha invaso ogni singola riga, sin dal titolo, con il “suo” Francesco e lo ha fatto usando parole chiave per noi di Left: «Libertà, eguaglianza, fraternità: sono questi i tre valori che tre secoli fa l’Europa rivendicò ed è su di essi che si sta realizzando l’incontro tra la Chiesa di Francesco e la modernità laica. Un Papa dal linguaggio profetico e rivoluzionario come Lui non s’era mai visto prima: gesuita fino in fondo, francescano fino in fondo, che ha saputo unificare la parte migliore di questi due Ordini della Chiesa, in apparenza molto lontani tra loro. La loro storia è diversa, ma la loro ispirazione ha le medesime finalità della Chiesa missionaria di Francesco: ama il prossimo tuo come e più di te stesso».  Dunque per il buon Scalfari le parole della Rivoluzione francese sono quelle con cui Francesco incontra la modernità laica e compie la sua rivoluzione: «ama il prossimo tuo come e più di te stesso». Dice anche che sono “quarant’anni” che lo predica e che ora, sul soglio di Pietro, siamo al suo culmine. Ed in effetti siamo al culmine, è vero. Mai vista tanta spettacolarizzazione di un pontefice, si arriva persino a falsificare ciò che dice in funzione di ciò che si vuol dire. Solo nei miei secoli bui (del Medioevo studiato per anni) ricordo simili cose. Allora faccio piccole precisazioni utili (o inutili), tanto per tenere “fede” alla Storia.

Di quale “libertà” parlerebbe Francesco e la sua Chiesa? Il cristianesimo (figuriamoci poi il cattolicesimo) non ha mai fatto nessuna distinzione tra Dio e Cesare (il potere temporale): il mondo deve essere cristiano, Cesare per primo. Anzi, Dio e Cesare non agiscono più ciascuno per suo conto: Dio pesa su Cesare e Cesare deve rendere a Dio ciò che è di Dio. Cosa intende allora per libertà Francesco e la sua Chiesa? Scalfari può rispondermi?

E di quale “eguaglianza” parlerebbe Francesco e la sua Chiesa? Il cristianesimo (figuriamoci il cattolicesimo) non fu portatore di alcuna rivoluzione sociale: Gesù non è stato il primo socialista e il socialismo non “trae le conseguenze” dalla carità cristiana. La verità storica è che il cristianesimo non pose neanche fine alla schiavitù, non lo aveva come obiettivo. Non aveva nulla da cambiare in questo mondo, semmai sempre nell’altro. “Perché l’importante è lo spirito e non il corpo”, come scriveva Lattanzio (uno dei padri della Chiesa). La verità della fede di Francesco è che non saremmo neanche umani se non ci venisse donata l’anima con il battesimo. Saremmo delle bestie “disuguali”.

E di quale “fraternità” parlerebbe Francesco e la sua Chiesa? Quella che piange i morti in mare? Che assiste i poveri nel mondo? Che regala ombrelli se piove o fa la barba ai barboni? O quella dello slogan “terra, casa e lavoro per tutti”? Ci pensate mai a cosa hanno fatto dell’amore i cattolici? Una vita di proibizioni, peccato, dolore, interposito lino, disuguaglianza, discriminazione della donna (madre e moglie), regole e credenze. Ma Scalfari insiste: «Francesco è stato accusato di simpatie “comuniste”. È un’accusa volutamente e ingiustamente aggressiva, alla quale Francesco ha risposto cristallinamente: “Io predico il Vangelo; se i comunisti dicono le stesse cose, sono loro che adottano il Vangelo». Io, cristallinamente, qualche anno fa scrivevo: «Assurdo a mio avviso tornare, specie se la ricerca è quella di una “alternativa” al socialismo, a ipotetici valori originari di un cristianesimo buono raccontandosi e raccontando la favola di Gesù buono e della Chiesa cattiva. Importante invece è costruire un umanesimo ateo consapevole. Con la certezza che oggi un ribelle geniale, generoso, che lotta per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità non sarebbe cattolico. E neanche cristiano». Facciamo che alla “modernità laica” di Scalfari preferisco (ancora e ancora) l’umanesimo ateo.