Nella manifestazione di sostegno al sindaco dimissionario non c'era solo gente qualunque. Non sarebbe stato più utile parlare prima, invece di scendere in piazza il giorno dopo?

È persino emozionante vedere la passione con cui centinaia di persone si sono ritrovate domenica in piazza del Campidoglio, autoconvocate con un evento su facebook.
Arianna Ciccone, che organizza a Perugia il Festival Internazionale di Giornalismo, ricostruisce su Valigiablu com’è nata la manifestazione.

Tra duri cori contro i giornalisti e cartelli più ironici («Chi legge Repubblica danneggia anche te. Digli di smettere»), la piazza ha acclamato Ignazio Marino, oggi dimissionario. «Noi con Marino, voi col Padrino», è uno degli slogan che meglio rende l’umore generale e il risentimento verso il partito democratico, soprattutto, accusato – con ottime ragioni – di aver voluto la testa di Marino. Non è un caso che alla prima e fortunata petizione su change.org (mentre scriviamo è ormai a quota 50mila firme, tutte per convincere Marino a ripensarci), se ne sia aggiunta una dal titolo ancora più puntuale: «Renzi, ripensaci e ridacci il nostro sindaco, Ignazio Marino».

È emozionante, dicevamo, – e Marino dice di aver pianto – perché testimonia un certo affetto, e pure un attivismo politico che si dava per scomparso, in città. Un attivismo che sì Marino – grave colpa – non è evidentemente mai riuscito ad attivare, ma che per mesi ha generalmente osservato in sostanziale silenzio il lento stillicidio a cui è stato sottoposto il sindaco. Da certa stampa, innegabilmente, ma anche dalla politica.

Curioso, ad esempio, è vedere che in quella piazza non ci fossero solo singoli elettori o impotenti militanti dei partiti del centrosinistra, delusi per le scelte dei rispettivi segretari (né Pd né Sel hanno fatto assemblee pubbliche per decidere la linea, né hanno riunito gli organismi dirigenti). C’era, in piazza, anche uno come Marco Miccoli, deputato del Pd, ed ex segretario cittadino. «Io penso che avremmo dovuto discutere meglio prima di togliere la fiducia a Marino», dice oggi Miccoli, consapevole che «il danno prodotto è questo: una frattura all’interno del Pd e all’interno del nostro elettorato». E dirlo prima? Fare qualcosa, prima? Discorso simile può valere per la solidarietà espressa da Nicola Zingaretti, presidente della Regione, e figura che avrebbe potuto aver un suo peso nel sostenere e difendere Marino.

Stampa. Politica. Marino ha però perso soprattutto nei bar e nei taxi. Farà ridere ma la credibilità di Marino è stata demolita lì. E in quanti, tra quelli che oggi rivogliono il loro sindaco, replicavano pazientemente alle battute del barista e del tassista? Quanto, insomma, della solitudine di Marino è stata colpa di chi oggi – oggi che lo vede cacciato malamente – giustamente si lamenta?

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