Il governo non ha tra le sue priorità il Ponte sullo Stretto. Bene. Al centro del Def ci sono le linee ferroviarie del Sud: potenziamento, ammodernamento, adeguamento tecnologico. Tutto entro il 2016, dice Delrio

Bando alle ciance. Quello del ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio – pronunciato il 14 ottobre in occasione di un question time – è stato un No: no, «il Ponte sullo Stretto non è una priorità del governo». Che poi lo abbia detto in politichese – destreggiandosi tra frasi piroettistiche del tipo: «Il governo ha espresso una valutazione positiva sulla valutazione dell’opportunità di riconsiderare il progetto» – per non turbare troppo il collega Angelino Alfano, è un’altra storia. Certo è che, dentro il cosiddetto partito della Nazione, il “Ponte” è un tasto assai dolente, dal momento in cui per Alfano è un cavallo di battaglia sin dai tempi in cui faceva politica locale nella sua Sicilia. Forse vale la pena soffermarsi su un nodo: se il Ponte «non è tra le priorità» del governo, quali sono allora le «altre priorità infrastrutturali»? Decenni e decine di milioni spesi dopo, proviamo a capire cosa contiene l’allegato infrastrutture del ministero (il Def).

Renzi-Alfano-Delrio

Un Paese a doppia velocità

Sapevate che per percorre la (pressoché) uguale distanza si possono impiegare tempi assai diversi a seconda della direzione del treno? Un rapido e approssimativo esempio:

  • L’alta velocità Roma Termini-Milano Centrale, circa 600 chilometri, prezzo base 86 euro, impiega 2 ore e 55 minuti (tempi che si accorciano a 2 ore e 20 minuti con il Frecciarossa Etr 1000) viaggiando a una velocità massima di 350 km/h.
  • L’alta velocità Roma Termini-Reggio Calabria Centrale, circa 700 chilometri, prezzo base 81 euro, impiega 5 ore e 15 minuti, viaggiando a un massimo di 250 km/h.

Vi sembra già esagerato? Cliccate su questa immagine per farvi un’idea sulla qualità dei servizi:

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L’asse ferroviario, nella manica

Sono le disastrate linee ferroviarie del Paese le indiscusse protagoniste dell’ammodernamento. E, a quanto pare, lo sono pure per il ministro Delrio che, durante lo stesso question time, ha detto espressamente che il potenziamento dell’asse ferroviario Salerno – Battipaglia – Reggio Calabria «è nelle priorità del governo». E costerà 230 milioni euro. E ha poi aggiunto: «Intanto che reperiamo le risorse per realizzare i progetti del quadruplicamento della rete Salerno-Battipaglia-Reggio Calabria e della variante Ogliastro-Sapri, investiamo per portare a 200 chilometri orari questa linea nell’arco di un anno e mezzo a partire da oggi», ricordando che il relativo accordo di programma 2012-2016 sarà aggiornato «mettendo altri 100 milioni di euro per interventi di velocizzazione».
Insomma, dell’accordo di programma 2012-2016 fanno parte: il potenziamento dell’asse Battipaglia-Reggio Calabria con la variante di Ogliastro Sapri (che appartiene alle reti di trasporto transeuropee Ten-T (Trans-European Networks – Transport), sulle quali il governo promette di «investiremo molto», il quadruplicamento della linea Salerno-Battipaglia e l’adeguamento tecnologico infrastrutturale della linea. E, il ministro, ha pure annunciato l’alta velocità fino a Lecce, i treni veloci smetteranno di fermarsi a Bari.

«Entro il 2016 credo che potremo completare la velocizzazione dell’asse ferroviario Salerno-Reggio Calabria» con tempi di percorrenza «superiori ai 200 chilometri orari». Ed è su quel «credo», forse, che si dovrebbe concentrare il dibattito.

il casello dell'autostrada Siracusa-Gela
il casello dell’autostrada Siracusa-Gela

E la Sicilia?

Per dirla con le parole dell’onorevole Claudio Fava: «Sui trasporti, in Sicilia siamo fermi non a tempi di percorrenza ferroviaria del governo Letta, ma del governo Crispi: 8 ore di percorrenza ferroviaria per raggiungere Ragusa da Palermo, una velocità media di 32 chilometri all’ora tra Trapani e Palermo, la Catania-Palermo interrotta. Di fronte a tutto questo, ci saremmo aspettati, ci aspetteremmo, ci aspettiamo da questo governo una parola definitiva che valuti l’inopportunità, per oggi e per domani, di riprendere in considerazione questo progetto». Ovvero il progetto del Ponte sullo Stretto, sul quale in effetti una pietra sopra ancora non è stata messa.

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