Il dibattito sui vaccini è sempre acceso soprattutto dopo il recente allarme lanciato dall'Oms. Ecco come viene affrontata l'emergenza oltre i confini italiani, in Francia, Inghilterra, Germania, Austria ecc

I nostri bambini sono più sicuri vaccinati o no? A cadenza stagionale (in linea con l’inizio della scuola e l’arrivo della stagione invernale), in Italia come America, scoppia l’epidemia della paura da effetti collaterali. Pura che purtroppo si traduce in un calo delle immunizzazioni. È di due settimane fa l’allarme lanciato dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) nei confronti del nostro Paese, che starebbe battendo in negativo gli Stati dell’est (ne abbiamo parlato qui).

Ma, superando gli italici confini e le italiche facili credenze, come viene affrontata la questione negli altri Paesi?

Troppo facile sarebbe ricordare che l’origine di tutti i mali fu in Inghilterra, quando, nel 1998, il medico Andrew Wakefield pubblicò sull’autorevole rivista scientifica Lancet, uno studio che collegava il vaccino alla comparsa dell’autismo. Il medico venne successivamente radiato, ma il germe era ormai depositato, e nonostante numerosi studi autorevoli e l’instancabilità di medici, ricercatori e scienziati nello spiegare la questione, la psicosi si è diffusa in tutti i continenti.

In Francia, pare abbia attecchito: il ministero si dice preoccupato perché, stando a un sondaggio Ifop reso pubblico il 12 ottobre scorso e realizzato per l’Associazione nazionale Groupement de pharmaciens, il 74% dei francesi non avrebbe intenzione di vaccinarsi contro l’influenza, ritenendolo rischioso per il 22% (inutile il 54%).
L’anno scorso invece, ben 420 medici hanno promosso una petizione contro il vaccino anti-HPV (papilloma virus) Gardasil. Il fatto che siano medici e i problemi riscontrati più volte dal farmaco, fanno facilmente dedurre che sia questo e non il vaccino in sé a essere pericoloso. Sul farmaco infatti, si è basata l’interrogazione parlamentare che ne è seguita.

Tutt’altro registro per la Germania, invece, dove non sono sempre molto attenti a contenere le psicosi: da oltre un anno (come riportava un servizio di Der Spiegel lo scorso febbraio), il Bundesland sta vivendo una vera e propria epidemia di morbillo (oltre 100 casi) dovuta alla scarsità di vaccinazioni. Tuttavia, il tasso di vaccinazione è cresciuto costantemente negli ultimi dieci anni, superando nel 2015 il 95% dei bambini coperti. La Germania avrà tanti difetti, ma sicuramente non quello dell’irresponsabilità. E difatti, è bastato il caso di un bimbo di 18 mesi, non vaccinato, e morto a causa della malattia esantematica, ad allarmare e attivare i politici, tanto che il ministro della Salute, Hermann Gröhe, dopo aver tuonato contro gli “anti-vaccinatori”, definendoli degli irresponsabili che mettono in pericolo non solo i propri figli, ma tutta la comunità, ha immediatamente proposto di rendere obbligatorio per legge le immunizzazioni. Legge che è stata poi discussa e approvata in estate (a luglio), ed entrerà in vigore dal 2016.
La problematicità di pregiudizi e false leggende di cui sono vittima i genitori – e soprattutto i loro figli – le aveva denunciate anche l’assessore alla Salute di Berlino, Mario Czaja.

Il pugno duro lo hanno usato anche in Australia, dove per legge, chi non vaccina la propria prole, non potrà utilizzare alcuni servizi statali e può scordarsi qualsiasi tipo di agevolazioni fiscali (salvo eccezioni per ragioni medici). Le legge, dal titolo che non lascia adito a malinterpretazioni – «Niente puntura, niente soldi» -, prevede che dal 1°gennaio 2016, le famiglie perdano in questo modo fino a 9500 euro a bambino. «Se alcune famiglie scelgono di non proteggere i propri figli, questo comportamento non verrà appoggiato né dalla ricerca medica, né tantomeno vedrà il sostegno dei contribuenti», ha dichiarato il ministro delle Politiche sociali Scott Morrison. Evidentemente è l’unica moneta di scambio che a certi oscurantismi accende la lampadina della ragionevolezza.
Nel Commonwealth oceanico il numero dei bimbi sotto i 7 anni protetti con le vaccinazioni, è salito sa 24mila a 39mila in dieci anni, raggiungendo quota 90%.

In Svizzera invece la situazione è più controversa e si fatica ad approvare una legge di prevenzione analoga a quella della Germania, a causa dell’ostruzionismo in Senato di una forte controparte “liberale”. La proposta di legge è stata bocciata nel 2012.
In compenso, dal 1987 è stato introdotto l’obbligo di notifica per le reazioni da vaccino anomale [Legge sulle Epidemie, art 27 comma 1]. Ma le notifiche ammontano approssimativamente al 5%.

Diversa naturalmente è la situazione per Paesi come la Romania o la Bulgaria, dove le vaccinazioni non sono un fatto di fissazioni, ma fondamentali per la salute, essendo più facile entrare in contatto con malattie come la rabbia o febbri tifoidi.
Tanto per ribadire: secondo l’Oms, la vaccinazione contro il morbillo ha provocato un calo del 75% dei decessi per morbillo tra il 2000 e il 2013 in tutto il mondo. «Tra il 2000 e il 2013, la vaccinazione contro il morbillo ha impedito una stima di 15,6 milioni di morti, che fanno morbillo vaccino uno dei migliori acquisti nella sanità pubblica».

Paesi con Vaccinazioni Obbligatorie (14 su 29):
Belgio (solo per Polio), Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria.

 

Vaccinazioni Non Obbligatorie (15 su 29):
Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, UK.

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Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.