La war on drugs è un fallimento e negli Usa la stanno ripensando. In Italia siamo fermi alla Giovanardi-Fini emendata dalla corte costituzionale. Una campagna della Coalizione italiana per i diritti civili lancia l'idea. In Parlamento c'è una legge sostenuta da più di 200 deputati

C’è una serie Tv prodotta da Netflix (e che quindi presto si potrà vedere in Italia) che racconta vita e morte di Pablo Escobar, quello che fino ai primi anni 90 ha dominato il traffico internazionale di cocaina. Narcos, così si chiama, racconta anche la War on drugs statunitense e tutti i suoi disastri. Nelle sale italiane c’è ancora Non essere cattivo, gran film di Claudio Caligari che racconta Ostia negli anni 90 e vite in bilico tra spaccio, consumo di droga e tentativi di lavorare.

Due storie lontane anni luce che parlano di mondi diversi legati dalle droghe, un tema che impazza nella fiction e meno nella politica. Di droghe la politica parla in maniera rituale e poco informata da decenni. Negli Usa, dopo 40 anni, si è arrivati a capire che la War on drugs di Nixon, Reagan e Bush non ha prodotto altri effetti se non rafforzare i cartelli, riempire le prigioni e spendere soldi pubblici. E in diversi stati si è giunti alla legalizzazione della marijuana.


I fallimenti della War on drugs in numeri : i soldi spesi, l’aumento del numero di persone in carcere negli Usa dal 1971 (+800%) e i morti ammazzati in Messico tra 2012 e 2014 (22mila).

Mille miliardi,tanto è costata la war on drugs agli Usa

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In Italia, se non fosse stato per una sentenza della Corte costituzionale, saremmo ancora alla piena applicazione della legge Fini-Giovanardi. Ma la sentenza della corte non entra nel merito del tema droghe e, quindi, la filosofia di fondo che ispira la nostra legislazione resta quella punitiva della War on drugs. Sbagliata, disinformata, controproducente.

E’ di questi giorni il lancio di una campagna nazionale della Coalizione italiana per i diritti civili (di cui fanno parte tra gli altri Antigone, Arci, gruppo Abele, CittadinanzAttiva, Lunaria, Forum Droghe) dal nome Non me la spacci giusta. L’idea è quella di informare sulle sostanze e raccogliere storie e vicende legali che dimostrino quanto le leggi vigenti siano un male per i consumatori di droga (che si tratti di fumatori di canne finiti nei guai o di tossicodipendenti), per il sistema carcerario e persino per l’idea di un mondo senza droga, filosofia ispiratrice della guerra.

“Non me la spacci giusta” chiede cose poche semplici:

  • aumentare le politiche di riduzione del danno;
  • legalizzare la marijuana e depenalizzare l’uso delle altre droghe;
  • favorire il reperimento di medicine a base di cannabinoidi per i pazienti che ne abbiano bisogno.

Di queste cose avremmo bisogno perché anche in Italia e in Europa le droghe circolano libere come sempre e i narcotrafficanti vivono benissimo nonostante la logica punitiva. Al contrario, le leggi che hanno legalizzato o depenalizzato, negli Usa come in Uruguay, non hanno determinato problemi, non in materia di consumi, non in materia di aumento di problemi sociali o criminalità.

I dati europei sul consumo di droghe

In Europa, la sostanza più diffusa e utilizzata è la cannabis, con circa 23 milioni di cittadini europei che la fumano più o meno regolarmente (quasi il 7% della popolazione complessiva), seguita dalla cocaina, consumata da circa 4 milioni di persone. In calo il consumo di eroina, protagonista assoluta del mercato della droga europeo dalla fine degli anni ‘70 a tutti gli anni ‘80 e ‘90.

nel caso della cannabis ai primi posti per consumi sono la Polonia, la Repubblica Ceca e la Francia. Quest’ultima ha un consumo tra i giovani 15-24enni che arriva al 23% circa. La cocaina vede il Regno Unito seguire la Spagna ma è di gran lunga al primo posto per i consumi tra i più giovani che arrivano al 4,2% circa.

La stima dell’EMCDDA è che circa l’11,7% dei giovani europei, quindi poco più di 15 milioni di persone, abbiano provato la cannabis nel corso dell’ultimo anno.
Lo studio ESPAD, una ricerca europea che analizza il rapporto con le sostanze illecite e alcol e tabacco tra i 15-16enni, stima percentuali di utilizzatori nei vari paesi che variano dal 5% in Norvegia al 42% nella Repubblica Ceca.

E l’Italia?

Intanto c’è una proposta di legge sulla quale convergono più di 200 parlamentari di quasi tutti i gruppi, compendio di varie proposte presentate da singoli e la campagna (che ha un sito ben fatto e rappresenta pezzi importanti della società civile) può essere uno strumento di stimolo alle forze politiche, che su temi come questo (o le unioni civili) non si muovono senza una spinta dal basso.

Nel nostro paese, la cannabis è la sostanza più utilizzata e in aumento, soprattutto nelle regioni del centro-sud. In questi ultimi anni ne fa uso il 4% della popolazione, un dato che sale al 12% se consideriamo la popolazione giovanile, quella tra i 15 e i 34 anni. La cocaina viene consumata dallo 0,6% delle persone, ma anche qui il dato riguardante la popolazione giovanile è più alto e arriva all’1,5%.

15-19enni, sostanzialmente quella corrispondente agli studenti della scuola superiore. Lo studio ESPAD infatti dimostra che negli ultimi anni, con poche variazioni da un anno all’altro, più di mezzo milione di studenti italiani ha consumato cannabis (il 22%), poco più di 60mila hanno utilizzato la cocaina (il 4%), 30mila persone hanno fatto uso di oppiacei (1,7%).

Nelle regioni del nord Italia c’è stata però anche una maggiore diffusione, negli ultimi anni, di sostanze stimolanti come l’ecstasy. Come altre droghe di sintesi, l’ecstasy è molto difficile da quantificare e sfugge assai di più ai controlli, perché viene fabbricata in modi diversi e in numerosi laboratori.

Uno dei dati cui fare più attenzione, quando si parla di consumi di sostanze psicoattive, è però anche la progressiva diffusione del consumo di psicofarmaci utilizzati al di fuori delle prescrizioni regolari. Secondo diversi studi, ben l’8-10% delle persone, anche tra i più giovani, li assumono al di fuori delle prescrizioni mediche. Una percentuale che tende a essere più alta se si guarda alla sola popolazione femminile.

Cosa è successo negli Usa dopo la legalizzazione in molti Stati

Il primo è stato il Colorado, dove si consumava mediamente meno marijuana che in altri Stati e dove il consumo non è aumentato. In compenso nei prossimi anni ci saranno 10mila arresti in meno all’anno legati al consumo di erba, molte spese legali in meno ed entrate per le casse dello Stato: tra luglio 2014 e giugno 2015 le tasse pagate sulla vendita di marijuana sono 70 milioni, più di quelle generate dalla tassa sull’alcool. L’unica discussione sugli effetti negativi della legge è relativa agli incidenti di auto: sono lievemente aumentati quelli le persone al volante risultano positive al test sull’erba (ma non sono aumentati gli incidenti).

Il 57% degli Stati Usa – dove è nata la guerra alla droga – hanno cambiato le loro leggi depenalizzando l’uso di marijuana (una multa al posto del carcere) e altri stanno per discutere la legalizzazione.

In Senato e alla Camera degli Stati Uniti un comitato bipartisan sta per riformare il codice penale in maniera tale ridurre il numero di persone che finisce in carcere per reati non violenti legati alla droga. Già il Dipartimento di Stato ha dato mandato alle autorità giudiziarie di utilizzare i loro poteri discrezionali in maniera da ridimensionare il numero di azioni penali contro soggetti finiti nei guai per aver fumato o essersi scambiati marijuana in piccole dosi.

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