Il bonus agli insegnanti per formazione e aggiornamento non sarà per tutti: i supplenti non godranno di questo beneficio, nonostante siano quelli che guadagnano meno

Tanto per riflettere sulle diseguaglianze della Buona scuola. Nella sala insegnanti di ogni scuola d’Italia d’ora in poi siederanno fianco a fianco due tipi di insegnanti. Uno di serie A e l’altro di serie B. Fanno lo stesso lavoro, le stesse ore, nelle stesse classi. Ma alcuni avranno sul proprio conto corrente (la spedizione è già iniziata) il bonus di 500 euro per la formazione e l’aggiornamento, altri invece non avranno assolutamente niente. Sì, perché il provvedimento contenuto nella Legge 107/2015 “Carta del docente” (qui il testo) esclude una bella fetta di docenti. Non godranno dei benefici della “Carta” infatti tutti quei docenti che non rientrano nel piano straordinario delle assunzioni e che hanno ricevuto “soltanto” una supplenza annuale e che quindi lavoreranno fino al 30 giugno o i più fortunati fino al 31 agosto. Per loro, che sono quelli che forse ne avrebbero più bisogno, visto che guadagnano meno, niente soldi per la formazione. Eppure potrebbero essere loro i più privilegiati, visto che sono precari. Invece la legge prevede i soldi per aggiornamento informatico, per spettacoli, musei, acquisto di libri o corsi di formazione, solo per i docenti attualmente di ruolo, così come quelli che saranno assunti nella fase C del piano straordinario, a novembre, circa 50mila. Secondo il sindacato Anief rispetto ai 650mila insegnanti che riceveranno il bonus, sono circa 300mila i lavoratori della scuola che rimarranno a bocca asciutta. In questo numero l’Anief fa rientrare anche tutto il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) che, secondo il sindacato autonomo, avrebbe diritto alla formazione al pari dei docenti.

Per questo motivo l’Anief avvia un ricorso al Tar che scade il 19 novembre (qui). E anche la Flc Cgil annuncia che proporrà «di valutare eventuali azioni legali per chiedere l’attribuzione del bonus anche a coloro che ne sono rimasti esclusi».

Intanto, entro il 31 agosto 2016 tutti gli altri, i fortunati del bonus, dovranno presentare la rendicontazione delle spese effettuate. Tra l’altro, con proteste (vedi qui) da parte dei dipendenti delle segreterie amministrative che si troveranno una mole di lavoro immensa. Immaginatevi verificare gli scontrini o i biglietti degli spettacoli…

Infine, al di là degli annunci autoincensanti da parte del premier sulla Carta docente – che comunque è una buona cosa se fosse data a tutti -, ricordiamo che il contratto nazionale degli insegnanti è fermo da sei anni e che gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi d’Europa. Lo stipendio medio va da un minimo di 23mila euro per la scuola primaria e dell’infanzia ai 38mila nei licei. In Spagna un insegnante guadagna 46mila euro, in Francia 47mila, in Germania fino a 70mila, come racconta il rapporto Eurydice (qui).

E dulcis in fundo, il bonus è su un cedolino a parte, cioè è un importo decontrattualizzato. Insomma, una specie di mancia. Domanda: per ingraziarsi i prof che durante i mesi scorsi hanno combattuto la Buona scuola, promettendo di non votare Pd? Vedremo…

 

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.